Una splendida e originale mostra fotografica itinerante dal titolo: “Fotografie rubate al telefono. Frammenti di memorie” attraversa diversi comuni italiani, e sarà a San Giovanni in Fiore fino al 31 agosto, presso la biblioteca comunale.

Nell'era digitale siamo diventati tutti fotografi? Già, col telefonino sempre in mano, in qualsiasi momento tutto può diventare una foto. La qualità dello scatto? Ci viene in aiuto il grande fotografo Elliott Erwitt che diceva: «Tutti possono avere una matita e un pezzo di carta, ma pochi sono i poeti».

Emilio Arnone, artista, curatore di straordinarie mostre, scrittore e anche ottimo fotografo, ha messo in mostra le immagini che sono state ritrovate nella memoria dei vari telefonini utilizzati dallo stesso Arnone negli ultimi dodici anni.

Wim Wenders ci ricorda che «fotografare è sempre un atto bidirezionale, davanti si vede ciò che viene inquadrato, dietro la silhouette del fotografo». Nella bellissima mostra degli scatti ‘rubati’ dal telefonino di Arnone possiamo ammirare le immagini che permettono di mettersi in ascolto delle tante storie che si nascondono dietro muri, finestre sbarrate, case che non ci sono più. Si tratta in più casi del rapporto di Emilio Arnone con il viaggio, il cinema, la fede, lo sguardo verso gli ultimi.
Il percorso della mostra racconta una quotidianità poco spettacolare, semplice, quasi sempre imprevedibile.

Si tratta di immagini che sono lì, ferme da decenni, forse da sempre, che sembra stessero attendendo il passaggio di Arnone con il telefonino pronto, e loro a implorare di essere riprese, fotografate, quindi raccontate. Affinché rimanesse per sempre una traccia. Infatti Emilio Arnone conferma: «Sono loro a venirmi a cercare».

Ma perché proprio quelle immagini?
«La maggior parte delle immagini sono state influenzate dalle canzoni che riproducevo in sottofondo, come se Lou Reed, per dirne uno, indirizzasse il mio sguardo, contribuisse in qualche modo al processo creativo. In questa nuova esposizione, voglio celebrare la quotidianità, l’idea di realizzare fotografie in bassa risoluzione si fonde con l’accessibilità tecnologica. In questa mostra, vi racconto la magia della quotidianità catturata con la macchina fotografica che portiamo sempre con noi: lo smartphone».

Le fotografie della mostra rappresentano una possibile fusione tra tecnologia e sensibilità artistica, consapevole che l’ispirazione è solo un’idea romantica ma che può essere trovata ovunque, anche nel palmo della nostra mano.
«La migliore macchina fotografica è quella che hai con te nel momento che ti serve. Questa è la filosofia che attraversa questa mostra, l’utilizzo dello smartphone come una protesi un prolungamento dell’occhio, catturando l’energia e l’intimità degli istanti eterni».

Queste immagini vorrebbero testimoniare la potenza narrativa che non richiede strumenti costosi, ma semplicemente mettersi in ascolto delle immagini che ti vengono incontro.
«In questa esposizione vi invito a riflettere sull’importanza dell’inconscio tecnologico, non solo laddove la tecnologia si fonde con l’arte, nasce qualcosa di straordinario, ma vedere lo strumento stesso capace autonomamente di creazioni possibili».

Queste fotografie sono un dialogo silenzioso tra la persona e lo smartphone, come fosse un’esplorazione continua.
«Ogni immagine è una rivelazione, un momento catturato che sorprende anche me stesso. Le immagini sono sempre più belle di quanto immaginate, pensate e scattate».

La mostra invita a guardare oltre la superficie e ad abbracciare la magia che si nasconde nell’apparente normalità. Un auspicio a immergersi in questo mondo di emozioni e scoperte. L'esposizione, rappresenta un viaggio unico attraverso dodici anni di esperienze raccolte nella memoria dei telefonini del fotografo.