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Hanno il sapore della semplicità. Le ricette, custodite gelosamente, sono conservate da generazioni e tramandate in famiglia. Perché la Pasqua è sì una delle ricorrenze principali della vita cristiana, ma è anche una festa per gli occhi e per il palato. E in Calabria, terra testarda e generosa, non c’è solennità che non venga adeguatamente celebrata con le pietanze simbolo della tradizione contadina.
Il trionfo delle Cuzzupe
Pochi ingredienti, risultati eccezionali che mettono d’accordo grandi e bambini. Dal Pollino allo Stretto, le “cuzzupe” (foto Quicosenza) occupano il posto d’onore sulle tavole dei calabresi. Seppur con nomi diversi: a Cosenza i “coculi”, a Reggio Calabria i “cudduraci”, nella Locride la “sguta”. Un unico denominatore comune: l’uovo simbolo della Pasqua e la forma ovale. Questi dolci, preparati ancora oggi dalle massaie del paese in occasione della Settimana Santa, affondano le radici nella cultura greca: dal termine “augotòs” che significa ovale e “Koutsoupon” inteso come cerchio, circolare, rotondo.
Le napitelle e le pie
Ci sono poi le “napitelle” della tradizione Catanzarese, lunette composte da frutta secca, mandorle e noci e le “pie”, parte integrante della tradizione pasquale nel Vibonese. In questo caso, prediletta la forma rotonda mentre tra gli ingredienti principe: uvetta o marmellata d’uva. Dolci amatissimi che, pur ancorati alla storia enogastronomica locale, in alcune famiglie vengono realizzati anche con ripieno al cioccolato. Per la gioia dei più piccoli.
Dall’Albania la riganella
Arrivata in Calabria intorno al XV e XVIII secolo, attraverso il patrimonio enogastronomico della comunità Arbëreshë, la “riganella o riganata”, torta a spirale che simboleggia la rinascita (Mangiarebuono.it). Anche in questo caso, alla sfoglia, s’aggiunge una farcitura a base di noci e uvetta con un pizzico di origano da cui prende il nome.
La semplicità degli ingredienti nei fiscotta e ncinetti
Uniscono la tradizione dolciaria del sud Italia, gli ‘ncinetti, biscotti ricoperti con glassa di zucchero apprezzati soprattutto nei territori della Calabria “centrale”, Vibo Valentia e Catanzaro. Molto simili, “li fiscotta”, dolci delle Serre vibonesi, da alcuni riconosciuti con “fiscotta d‘ova d’ova” perché impastati con farina e uova. Vengono poi ricoperti con “lu gilieppu” ossia un composti di zucchero e limone oppure con “l’annaspu”, albume montato a neve e limone.
Prodotti della tradizione contadina
Ricotta, uova, scorza di limone e zucchero sono invece gli ingredienti de “i fraguni”, dolci tipici del comune di Feroleto. Ancora una volta, esaltati i prodotti del proprio comprensorio (foto dialettoconfletese). Insomma un vero tripudio di gusto e odori. Sapori antichi che danno un significato più autentico alla Pasqua. Sapori che riportano indietro nel tempo, sapori che guardano al futuro. La Calabria ama le proprie radici e rispetta quelle altrui. La cultura dell’accoglienza è la punta di diamante del suo dna. Per questo non mancheranno i dolci della cucina napoletana e siciliana: dalla pastiera alla cassata. E poi le uova di cioccolata, sapientemente lavorate dai “maestri artigiani”. Tutto “pe devozioni” come amano ripetere gli anziani.