VIDEO | La pellicola è stata mostrata ai detenuti per il suo alto valore simbolico. Una proiezione fortemente voluta da Paola e Roberta Santelli che con l'associazione dedicata alla sorella Jole sostengono progetti a favore dei reclusi nella casa circondariale cosentina
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Partendo da una storia autentica, il film “Comandante” - che ha inaugurato l’ultima edizione della mostra del cinema di Venezia - evidenzia l'importanza di obbedire alla legge universale che richiede il salvataggio delle vite umane, anche di fronte a naufragi inevitabili causati dal caso o da comportamenti errati.
Nella casa circondariale di Paola, alla presenza del regista Edoardo De Angelis, delle sorelle Paola e Roberta Santelli, congiunte della compianta presidente della Regione, Jole, nonché di varie autorità civili e religiose, la pellicola è stata proiettata a favore dei detenuti, con l’intento di offrire una prospettiva inedita a coloro che affrontano le conseguenze della stabilità perduta, cercando un punto fermo nel mare della cosiddetta società civile.
Il lungometraggio, che vede Pier Francesco Favino nel ruolo di un ufficiale che affonda navi nemiche ma salva uomini al grido «qui non siamo in guerra, siamo in mare», è divenuto occasione per consegnare una ulteriore chiave di lettura a quanti, nel mare dell’esperienza inframuraria, rischiano di naufragare.
In un primissimo pomeriggio caratterizzato da nebbia e pioggia, il film è stato proiettato nella sala teatro dell'istituto, preceduto da un momento conviviale nella sala mensa, durante il quale i detenuti hanno dimostrato le loro abilità di pizzaioli, in linea con la filosofia organizzativa della casa circondariale. Quest'ultima promuove un'idea della permanenza in carcere che privilegia l'aspetto riformatorio dell'esperienza, contrastando chi continua a concentrarsi esclusivamente sul versante penitenziario, tant’è che tra gli spettatori - oltre ai giornalisti - figuravano anche educatori (tra i quali i docenti dei corsi di storia e di inglese, Roberto Pititto e Federica Salineto, ma anche assistenti sociali, pedagogisti, e pure il garante regionale dei diritti delle persone detenute, Luca Muglia).
«L'opera di rieducazione - ha commentato la direttrice Emilia Boccagna - si concretizza anche attraverso l'espressione artistica, il cinema e la letteratura. In passato abbiamo già promosso altri eventi culturali, come la presentazione di libri, ma siamo in prima linea anche su altri fronti, perché l’obiettivo è quello di recuperare le persone che hanno commesso errori, per restituirle alla società civile nel migliore dei modi».
«Partecipare a questo evento nella casa circondariale di Paola è un'esperienza straordinaria. Ritengo un privilegio poter interagire con i detenuti. Questa struttura offre loro opportunità di istruzione, coinvolgimento in esperienze lavorative e partecipazione a vari progetti», ha esordito il regista Edoardo De Angelis nel corso dell’intervista preliminare alla proiezione del film. In seguito, soffermandosi sulla pellicola, ha dichiarato: «Il mio lavoro consiste nel raccontare storie, e questa è autentica. Quando ho appreso dell’esistenza di questa vicenda, ho ritenuto fosse l'occasione perfetta per narrare eventi che hanno preceduto il momento presente. Il film tratta di un atto di disobbedienza per adempiere a una legge più grande e universale, quella che impone di salvare gli esseri umani in mare. Chi non lo fa sarà maledetto». Riguardo al collegamento tra cinema e carcere, il regista ha spiegato: «Il cinema è un atto politico, è politica. Si tratta di tutto ciò che riguarda la politica e le relazioni tra esseri umani. Questo film rappresenta una visione del mondo, incentrata sulla forza e sull'aiuto reciproco».
«Abbiamo fortemente voluto che i detenuti della casa circondariale di Paola potessero visionare il film 'Comandante' e, soprattutto, potessero interagire con il regista Edoardo De Angelis. Oltre alla narrativa intensa e accattivante, la pellicola veicola un messaggio profondo: l'umanità trionfa su tutto, inclusi l'ideologia e il conflitto». Così Paola Santelli, in nome dell’associazione che porta il nome della sorella Jole, che ha proseguito citando una frase significativa del film: "Noi affondiamo le navi, ma salviamo gli uomini". «Ecco come la solidarietà umana emerge vittoriosa - ha proseguito - l'associazione Jole Santelli si impegna principalmente a sostenere i più deboli, così come dimostrato di recente con l’organizzazione di una riffa benefica a Cosenza, utile a raccogliere fondi a favore dell'ospedale Annunziata. Ora, l'associazione si dedica a sostenere progetti che coinvolgano i detenuti del carcere di Paola. In futuro, potrebbe nascere un'ampia serie di iniziative per la casa circondariale di Paola, partendo da questa occasione».
Tra gli interventi più pregnanti, preliminari alla proiezione - insieme a quello della vicesindaco paolana Maria Pia Serranò - senz’altro il contributo offerto del correttore provinciale dell’Ordine dei Minimi, padre Francesco Trebisonda, che per conto del Santuario del Patrono di Calabria ha accolto l’iniziativa con queste parole: «Paola è la città di San Francesco, il cui patronato sulla gente di mare italiana è stato proclamato proprio nel corso della seconda guerra mondiale, il 27 marzo del 1943, quando le vicende narrate nel film rappresentavano l’attualità».
Tutto ciò per ribadire quanto affermato all’inizio del film, ovvero che: «In mare, siamo tutti alla stessa distanza da Dio, a distanza di un braccio. Quello che ti salva».