«Il pompiere paura non ne ha». Diceva così Nino Candido, il giovane vigile del fuoco di Reggio Calabria, morto insieme ad altri suoi due colleghi nella notte tra il 4 e il 5 novembre in provincia di Alessandria, mentre cercava di domare l’incendio doloso di una cascina.

E lo stanno dimostrando anche in queste ore, i pompieri, che davvero paura non ne hanno, impegnati come sono a soccorrere, aiutare, confortare. Sotto la pioggia battente che sta mettendo in ginocchio la Calabria e non solo.
O forse sì, paura ne hanno, perché sono uomini e donne che hanno famiglie a cui tornare, figli da crescere e amori da far nascere, vite normali con le bollette della luce da pagare che attendono nello svuotatasche dell’ingresso di casa. Ma è una paura che non gli impedisce di trasformare quella divisa, spessa e ruvida come un telo di iuta, in un mantello da supereroe, capace di fargli affrontare fuoco assassino e acqua soverchiante, puntando a un unico obiettivo: fare il proprio dovere.

 

Nelle ultime 24 ore sono stati 330 i soccorsi effettuati in Calabria a causa del maltempo, con le maggiori criticità nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro. Ma tutto il Paese è sott'acqua, basti pensare che nelle ultime 48 ore sono stati 2.318 gli interventi di soccorso effettuati in Piemonte, Liguria e Campania, le regioni più colpite.

Numeri importanti che però non restituiscono appieno la fatica e l’impegno, l’afflizione psicologica per quello che sono costretti a vedere e la gioia per quello che riescono a fare. I vigili del fuoco italiani sono una certezza che si palesa solo nei momenti più drammatici, ma ogni volta sono capaci di inorgoglirci e renderci grati, facendo apparire più stridente la distanza tra l’Italia che vorremmo, efficiente e attenta ai suoi cittadini, e quella che continua a violentare il territorio, senza mettere freni a quello stesso dissesto idrogeologico che poi costringe i pompieri a non aver paura. Mai.