NOMI | I fatti si sarebbero verificati durante un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie nel capoluogo. Gli accusati si sarebbero presentati per conto di “amici”
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Sono Vincenzo Puntoriero, 65 anni, commerciante di Vibo Valentia, ed Emilio Pisano, 50enne di Ariola di Gerocarne - quest’ultimo cognato del boss di Arena Antonio Gallace, che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Russo e gravato da una condanna definitiva nell’ambito dell’inchiesta “Luce dei boschi” - le due persone arrestate questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un’impresa che stava svolgendo lavori per il ripristino della conduttura fognaria a Vibo Valentia, in via Terravecchia inferiore.
L’operazione, denominata “'Mbasciata”, è stata condotta dalla Dda di Catanzaro (pm Antonio Mancuso) sulla scorta della denuncia presentata ai carabinieri di Arena dai due fratelli titolari della ditta che, nel febbraio 2018, riferirono di essere stati avvicinati, in diverse circostanze, dalle due persone arrestate oggi le quali gli avrebbero chiesto la cifra di 2mila euro, corrispondente al 5% del valore dell’appalto, riferendo di essere stati inviati da “amici di Vibo”.
Da qui il nome dato all’operazione eseguita dal Nucleo operativo dell’Arma di Serra San Bruno. Gli imprenditori edili vittime della tentata estorsione sono due fratelli di Arena, che hanno trovato nei militari dell'Arma della locale Stazione, diretti dal maresciallo Valerio Oriti un punto di riferimento importante che li ha convinti a fidarsi dei carabinieri. Gli arrestati, di fatto, con modalità tipiche dell’ambiente mafioso (ad avviso del gip distrettuale), hanno avvicinato in più occasioni i due fratelli al fine di ottenere il pagamento della mazzetta.
Le minacce si sarebbero estrinsecate sia in maniera implicita che in maniera esplicita al fine di poter continuare ad eseguire l’appalto ottenuto senza “fastidi” trattandosi di “forestieri” che, proprio per aver sconfinato dal proprio Comune, devono elargire una percentuale sul valore del lavoro alla cosca egemone di Vibo Valentia. Di fatto, gli espliciti riferimenti agli “amici di Vibo”, hanno consentito agli inquirenti di collegare i vari episodi estorsivi, dopo aver prima identificato gli autori materiali del reato.
Il nome dell’operazione trae origine proprio dal fatto che i due soggetti arrestati, di fatto, agli occhi dei denuncianti, apparivano “solo” come mediatori, cioè, utilizzando il tipico termine in dialetto calabrese, portatori proprio di una ‘mbasciata.