VIDEO-FOTO | Sono diciotto le famiglie che ancora risiedono nell’area totalmente abusiva. Nei mesi scorsi era stato avviato il progetto di riqualificazione che oggi, però, inspiegabilmente ha subito uno stop
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Siamo invisibili. Abbandonati a noi stessi». Benedetto Belvilacqua è uno dei tanti abitanti della baraccopoli dell’ex polveriera di Ciccarello, alla periferia sud di Reggio Calabria. Diciotto sono le famiglie che ancora risiedono nell’area totalmente abusiva, accanto alle montagne di macerie delle case demolite nei mesi scorsi e soprattutto accanto a rifiuti di ogni genere, tra cui carcasse di automobili e lastre di eternit. Per il sito il Comune, insieme alla Prefettura e alle forze dell’ordine, tra l’aprile e il settembre scorso aveva avviato il progetto di riqualificazione e parallelamente per 14 nuclei familiari aveva provveduto ad assegnare gli alloggi popolari. Adesso però, l’iter ha subito un inspiegabile stop e la situazione è peggiorata. Oltre agli immobili fatiscenti, i residenti sono costretti a vivere tra i calcinacci e le discariche.
Tutti hanno fatto richiesta di avere una casa da parte del Comune. A due famiglie è stata assegnata, ma mai consegnata. L’ex polveriera continua ad essere un ghetto.
Un percorso partito bene, ma non ultimato
Il 6 aprile scorso è stata pubblicata l’ordinanza sindacale n. 27 che interessava sette nuclei familiari, in condizioni di particolare pericolo per il possibile crollo di un ex edificio militare. Il Comune quindi metteva in evidenza la necessità di avviare l’operazione partendo da queste famiglie. Il 9 maggio successivo è stato firmato al Palazzo del Governo il protocollo d’intesa "Dall'emergenza abitativa alla legalità percepibile", con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, con il quale il Comune ha ottenuto gli alloggi confiscati necessari per avviare l’azione, ma evidentemente non sufficienti per portarla a termine.
L’operazione è partita concretamente nel mese di maggio. In 5 mesi, attraverso il dialogo con le famiglie e con la collaborazione delle associazioni riunite nell’osservatorio sul disagio abitativo, si è arrivati a settembre alla sistemazione abitativa in dislocazione di 14 famiglie. Questa fase del progetto è stata accolta positivamente dalle associazioni in quanto ha avviato effettivamente il superamento del ghetto, attraverso l’equa dislocazione abitativa. Durante i mesi di attività, i responsabili del Comune hanno incontrato più volte tutti i nuclei familiari, confermando la volontà da parte dell’amministrazione comunale di trovare una sistemazione abitativa adeguata per tutte le famiglie, anche per la realizzazione del parco urbano.
L’ultimo intervento del Comune risale allo scorso 27 settembre, quando insieme alle forze dell’ordine si è provveduto allo sgombero delle ultime famiglie dell’area di maggiore pericolo ed alla demolizione delle relative baracche.
Rifiuti sui rifiuti
Una volta ultimato l’abbattimento delle abitazioni abusive e a rischio crollo, i rifiuti edili insieme a delle lastre di eternit delle baracche demolite in 5 mesi sono stati lasciati sul posto, favorendo così il deposito di ulteriori rifiuti. Mentre 14 famiglie sono finalmente uscite dall’ “inferno” del ghetto, i 18 nuclei rimasti si trovano in una condizione abitativa ben peggiore rispetto al passato e, a quanto pare, senza prospettive di uscita. «Per continuare l’operazione è ovviamente necessario il reperimento di altri alloggi», denuncia alla nostra testata Giacomo Marino, facente parte dell’osservatorio sul disagio abitativo di Reggio Calabria. «Non risulta, però- continua Marina- che il Comune abbia avviato alcuna attività in questo senso negli ultimi due mesi. In questo periodo infatti Palazzo San Giorgio non ha fornito alle famiglie alcuna informazione utile riguardo al proseguo dell’operazione. Inoltre due famiglie attendono ancora nella baraccopoli la realizzazione dei necessari interventi di manutenzione per rendere abitabile l’alloggio per il quale hanno ricevuto da mesi un decreto di assegnazione».
Niente sgombero per non dare le case
A tre famiglie, residenti nell’area dell’ex polveriera di Ciccarello, il 14 novembre scorso si sono viste notificare un verbale della Polizia municipale relativo alla violazione di un’ordinanza del 17 ottobre 2017, con la quale il Comune, prima dell’avvio del progetto, senza prevedere l’assegnazione di alloggi intimava loro di sgomberare provvedendo a demolire le baracche e a rimuovere i rifiuti edili. Un provvedimento, sicuramente corretto dal punto di vista legislativo, ma che però accende i riflettori sull’inefficienza del settore “edilizia abitativa comunale”. Queste famiglie, insieme alle altre, qualora dovessero abbandonare le case dove andranno? Hanno diritto ad avere un alloggio popolare, ma le case a Reggio non vengono assegnate. «Quali sono quindi le intenzioni reali dell’Amministrazione comunale?», si chiedono le varie associazioni riunite nell’osservatorio sul disagio abitativo.
«È assurdo aver realizzato- continuano- soltanto metà del progetto senza portarlo a termine. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie, ma anche il Comune stesso che ha impiegato risorse ed energie senza riuscire a porre fine alla drammatica storia di esclusione sociale dell’ex Polveriera di Ciccarello». Quella porzione del rione Ciccarello quindi, continua ad essere un ghetto e più passa il tempo e più l’emergenza aumenta così come aumenta l’indifferenza delle Istituzioni nei confronti dei residenti e dei tanti bambini a cui il futuro verrà veramente negato se il diritto alla casa non sarà davvero garantito.