Restano in carcere Andrea Maradei e Pietro Quintieri. Provvedimento rimodulato per l'architetto Francesco Ciminelli e Damiano Diodati
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Il tribunale del riesame di Catanzaro ha rimodulato le misure cautelari a carico di alcuni degli imputati dell'operazione Pacta sunt servanda condotta da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza a carico di 12 persone accusate a vario titolo dei reati di usura, abusiva attività creditizia, estorsione aggravata, illecita detenzione e cessione di armi comuni da sparo ed armi da guerra nonché furto aggravato.
Restano in carcere Andrea Maradei (difeso dagli avvocati Roberto Laghi e Luca Donadio) e Pietro Quintieri (assistito da Luca Donadio e Ninì Bloise) due dei principali protagonisti delle accuse contestate nella corposa ordinanza prodotta dal gip Luca Colitta per motivare le richieste di misure cautelari su richiesta del Pubblico Ministero, Flavio Serracchiani, mentre passano ai domiciliari l'architetto Francesco Ciminelli (difeso da Roberto e Lorenzo Laghi) e Damiamo Diodati, due degli altri castrovillaresi oggetto della misura cautelare in carcere. Per entrambi il riesame ha accolto l'istanza prodotta dagli avvocati della difesa.
Accolte anche le tesi difensive per Filomena Cerchiara, Antonio Lombardi, Paolo Mari e Valerio Cosentino che si sono visti ridurre la misura dei domiciliari con quella dell'obbligo di dimora e di firma. Assenti le motivazioni che esplicitano la riduzione delle misure ma resta comunque in piedi l'impianto accusatorio nei confronti degli imputati.
Ad esprimere soddisfazione sull'accoglimento del riesame nei confronti di Ciminelli sono stati gli avvocati Roberto e Lorenzo Laghi. Il professionista sessantenne, «completamente incensurato senza carichi penali pendenti, mai indagato in un così lungo periodo di vita, mai oggetto neppure di provvedimenti disciplinari» - spiegano gli avvocati - «si è trovato a conoscere le pretese parti offese in quanto progettista e direttore dei lavori di una palazzina in Spezzano Piccolo e che nessun addebito può fondatamente porsi nei confronti del detto professionista».
È convinzione degli avvocati che ove al Ciminelli fosse stata data la possibilità di essere interrogato prima dell’emanazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il loro assistito «avrebbe ben potuto chiarire la vicenda ed evitare una così pesante mortificazione». Restio al commento dei provvedimenti giudiziari l'avvocato Luca Donadio. «Personalmente - ha riferito - ho sempre pensato che i processi vadano fatti nelle aule di giustizia. Nei provvedimenti cautelari non ci sono mai vincitori e vinti. Io sono decisamente contrario all'applicazione delle misure cautelari, possono rovinare persone innocenti e possono essere la scorciatoia per allungare i processi. Solo una sentenza al termine di un giusto processo può dirci se tizio è colpevole o innocente».