Da 33 anni attendono giustizia. Una vera e propria odissea giudiziaria che sembra non finire mai. L’udienza già fissata per la precisazione delle conclusioni con la richiesta di risarcimento danno da parte dei familiari di Angelo Cirimele, morto nel 1984, a soli tre anni, dopo essere investito da un tassista a Rosarno, è stata per l’ennesima volta rinviata, questa volta a febbraio 2017, ben 33 anni dopo il tragico evento.

Il caso giudiziario era già stato oggetto di interesse negli anni scorsi e finalmente sembrava potesse giungere a conclusione. Ma così non è stato.

 

L'odissea dei familiari della vittima ha avuto inizio nell'ottobre 1985, la sentenza di primo grado è stata emessa dal Tribunale di Palmi undici anni dopo, nel marzo 1996. Successivamente, tale decisione è stata annullata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel luglio 2011 che ha rimesso le parti davanti al primo giudice e nuovamente definito in primo grado con sentenza del giugno 2007, contro la quale pende un appello rinviato per l'ennesima volta per la precisazione delle conclusioni a febbraio 2017.


A causa della lungaggine del processo, che secondo i parametri stabiliti dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo avrebbe dovuto essere definito entro otto anni, il Ministero della Giustizia è stato condannato dalla Seconda Sezione Civile della Corte di Appello di Catanzaro ad indennizzare i familiari.


Ciò avveniva nel luglio 2012, e sembrava finalmente si potesse giungere alla fine di un percorso giudiziario assurdo per un Paese civile. Eppure nei giorni scorsi è arrivata l'ulteriore beffa per i familiari: come detto, la nuova, ennesima, udienza è stata fissata per il 2017.