Il proprietario avrebbe fatto commenti inopportuni sul suo peso e lei ha denunciato la vicenda sui social, sottolineando che la posizione sarebbe stata pure mal retribuita (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Troppo grassa per fare la commessa. È quanto si è sentita dire una ragazza di 24 anni di Crotone in cerca di lavoro, che stava effettuando un periodo di prova in un negozio della città. Una posizione, tra l’altro, anche mal retribuita, che la giovane ha deciso di rifiutare, denunciando la surreale disavventura sui social network.
Il periodo di prova
Secondo quanto racconta la protagonista della vicenda in un post su Facebook, nei giorni scorsi sarebbe stata contattata «per fare un colloquio in un noto negozio di Crotone, dove vengo accolta da una persona che mi comunica che, nel caso fossi stata scelta, avrei dovuto effettuare una prova non retribuita».
Potrebbe essere un’occasione per una «una ragazza con sogni e aspirazioni come tutti» che cerca un’occupazione. Così, il giorno successivo quando viene ricontattata per iniziare il periodo di prova, decide di presentarsi, nonostante il poco preavviso e la consapevolezza che il lavoro di quei 4 giorni non le sarebbe stato retribuito: «Io da giovane ragazza che a 24 anni ancora non ha la possibilità di mantenersi da sola, soddisfatta e fiduciosa, accetto la prova anche se gratis» scrive ancora nel post.
L’incontro con il proprietario
La prima giornata di prova procede regolarmente, quando a fine turno arriva il proprietario dell’esercizio commerciale, che avrebbe iniziato a nutrire dubbi sulla sua eventuale assunzione. Non perché la ragazza abbia commesso errori o si sia dimostrata incapace, ma, incredibilmente, per il suo peso. «Sono una ragazza in carne e vesto una 52 e non una 38» sente il dovere di specificare la 24enne nel suo racconto.
«Guardandomi e squadrandomi dalla testa ai piedi, mi fa notare che – prosegue la giovane - per lui evidentemente era un problema che io non portassi una 38, arrivando a chiedermi se ero a conoscenza che ci fossero le scale e se me la sentissi, visto il mio peso, di farle tutti i giorni».
Parole che la ragazza certamente non si aspettava di dover ascoltare da un potenziale datore di lavoro e che oltre ad averla ferita, l’hanno anche fatta piuttosto indignare: «Mi chiedo se per lavorare in un negozio di casalinghi bisogna essere modelle o bisogna avere particolari requisiti fisici se non la voglia di lavorare. Chissà cosa ne penserebbe il noto marchio italiano» commenta ancora nel suo post.
Un lavoro mal retribuito
Ma non è tutto: se anche la sua taglia non avesse rappresentato un ostacolo tra lei e l’assunzione, quel posto di lavoro non le avrebbe comunque offerto la possibilità di raggiungere la desiderata indipendenza economica.
«Al colloquio, ovviamente, non mi era stata specificata la retribuzione, (cit. “dopo i giorni di prova ti comunichiamo la cifra dello stipendio”). Che – continua la 24enne - alla fine di stipendio non si trattava (…) Sarei curiosa di sapere se questo “signore” o chi come lui avrebbe mandato suo figlio a lavorare in un negozio dove si ricevono insulti e ci si fa il c**o per 300 euro».
Insomma, il giorno dopo, la ragazza non si è ripresentata, ma «essendo una persona educata e molto imbarazzata dallo sguardo e dalle affermazioni del proprietario, ho anche finito il turno di lavoro».
Lo sfogo
Infine, l’amaro sfogo: «Sento tante persone dire “voi giovani non volete lavorare, non vi accontentate, non fate sacrifici”. Posso dire che tanti ragazzi come me cercano di realizzarsi e si accontentano, andando a lavorare per 50 euro. Sentirsi ricchi e potenti, denigrando, offendendo, sfruttando e rubando soldi a dei giovani ragazzi che vorrebbero solo costruirsi un futuro. Questa è la vostra generazione, la generazione dei “signori”. Non so a cosa vi serva questa disumanità».