Fra gli imputati, oltre a Pasquale Bonavota, anche il boss di Zungri Giuseppe Accorinti che si era visto annullare una condanna a 21 anni. L’operazione è scattata nel 2004 ad opera della Dda di Catanzaro
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Dopo diciotto anni arrivano le richieste di pena della pubblica accusa per gli imputati nell'ambito dell'operazione denominata “Replay” (12 dicembre 2004), accusati di aver messo in piedi un sistema criminalie finalizzato al traffico di droga tra la Calabria e Roma.
La Dda capitolina con il pm, Stefano Luciani, ha infatti concluso la requisitoria di un processo andato avanti dinanzi all’ottava sezione penale del Tribunale collegiale per ben undici anni. La competenza romana si è determinata dopo che la Cassazione nel 2012 – ad otto anni dal blitz – ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro individuando nella capitale la sede dell’associazione e quindi nel Tribunale di Roma la sede competente alla trattazione del processo poi incardinato nel 2011.
Le richieste di pena
Il pm ha escluso per gli imputati la contestazione relativa al reato associativo, chiedendo quindi al Tribunale l’assoluzione per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.
Queste le richieste di condanna: 22 anni per Giuseppe Accorinti, di 63 anni, ritenuto il boss di Zungri; 8 anni per Pasquale Bonavota, di 48 anni, indicato quale vertice dell’omonimo clan di Sant’Onofrio; 11 anni e 6 mesi Cosimo Ierace, di 58 anni, originario di Mongiana, ma residente a Roma; 6 anni Nicola Barbieri, di 46 anni, di Stefanaconi; 12 anni Francesco Nardelli, di 62 anni, di Rosarno; 6 anni Massimiliano Del Pizzo, di 53 anni, di Chieti; Marino Ferrante, di 49 anni; 11 anni Carmelo Gentile, di 61 anni; 12 anni Francesco De Masi, di 70 anni; 11 anni e 6 mesi Vincenzo Brunori, di 69 anni; 11 anni e 6 mesi per Luciano Casamonica, di 65 anni; Roberto Tavella, di 59 anni; 23 anni Ruben Alicandri, di 45 anni; 6 anni Francesco Ricci, 44 anni; 6 anni Luciano Marsella, 49 anni, tutti di Roma; 6 anni Pasqualino La Pasta, 40 anni, di Pomigliano D’Arco (Na).
Le accuse e le “tappe” processuali
Gli imputati sono accusati di aver messo in piedi un traffico di ingenti partite di cocaina fra la provincia di Vibo, la capitale e l’intero territorio nazionale. In totale sono 29 gli episodi di narcotraffico contestati, con la cessione di diversi chili di cocaina per svariati milioni.
Nel maggio 2007, in sede di udienza preliminare, il gup catanzarese per una parte degli indagati aveva disposto la trasmissione degli atti alla Dda di Roma ritenendola territorialmente competente. Gli altri imputati erano invece stati rinviati a giudizio. L’11 luglio 2007, il Tribunale collegiale di Vibo aveva così condannato quattro imputati, fra i quali Giuseppe Accorinti di Zungri al quale erano stati inflitti 21 anni di reclusione per aver curato, secondo l’accusa, diverse operazioni di acquisto e smercio di ingenti quantitativi di cocaina fra il 2002 ed il 2004. La sentenza era stata poi confermata il 25 febbraio 2009 in Appello a Catanzaro. Sia i giudici di primo che di secondo grado si erano ritenuti territorialmente competenti a giudicare gli imputati, ma il 14 maggio 2009 la Cassazione ha annullato per incompetenza territoriale tutte le condanne ritenendo Roma la sede competente.
Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati Tiziana Barilaro, Francesco Sabatino, Miele, Gaito, Marazzita, Mammoliti, Mandaglio, Sforza e Belcastro.