Nel 2019 un amministratore direttamente coinvolto nella vicenda parla di un incontro e della relativa proposta di aprire una casa di cura per la riabilitazione in cambio della concessione di parte delle acque
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Le Terme Luigiane sono un imponente parco termale che sorge sul territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese. Le acque solfuree che sgorgano dalla sorgente sono considerate tra le più benefiche d'Europa. Non a caso l'intero compendio è un punto di riferimento per l'economia locale, che fa leva sull'occupazione di circa 250 persone e svariati milioni di euro di fatturato annuo.
Prima dell'avvento del Covid, le terme hanno fatto registrare ben 500mila prestazioni sanitarie stagionali, mezzo milione di cure a persone che hanno poi alloggiato nelle strutture ricettive e visitato le zone limitrofe. Ma quest'anno le Terme Luigiane rischiano di restare chiuse al pubblico e la politica sembra curarsene poco. Ma perché? Cosa si cela dietro quello che è da considerarsi un vero e proprio scandalo? Difficile rispondere a questa domanda, ma, scavando scavando, ci si imbatte nella ricchissima sanità privata calabrese, o meglio, nella sua capacità di sfamare bocche e infiltrarsi in ogni dove.
L'origine della vicenda
La Sateca Spa, facente capo ai Ferraro, una famiglia di imprenditori cosentini, partecipa a un bando pubblico e nel 1936 diventa gestore dell'impianto termale, mantenendo sempre i conti in regola e continuando a macinare utili. Il contratto scadrà nel 2016, 80 anni più tardi, ma a quella data i due comuni interessati, Acquappesa e Guardia Piemontese, non hanno ancora indetto una nuova gara per l'affidamento della gestione e le terme rischiano di chiudere.
Poco male, viene concessa la proroga alla Sateca per altri due anni, durante i quali si dovrebbero decidere le sorti dell'impianto. Ma nemmeno in questo lasso di tempo i sindaci redigono il bando e, alla data del 31 dicembre 2018, 250 lavoratori ripiombano nell'incubo del licenziamento. Si mobilita la politica, quella locale e regionale, e si finisce davanti al Prefetto, non senza polemiche. Alla presenza di tutte le parti interessate, si concede una nuova proroga alla Sateca, la quale si impegna a gestire il parco termale fino all'ingresso di un eventuale nuovo gestore. Ma in quei giorni qualcosa si spezza e dopo quella data comincia un vero e proprio braccio di ferro tra Sateca e i sindaci che lascerà tutti di stucco.
La riduzione delle acque
Nell'autunno scorso, i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, comuni concessionari delle acque, le quali invece sono di proprietà della Regione Calabria, stroncano la Sateca. Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti mettono per iscritto che nella prossima stagione termale, che sarebbe dovuta partire a marzo scorso, alla Sateca sarà concesso soltanto il 12% della acque, percentuale evidentemente esigua, che non consente alla famiglia Ferraro né di investire né di guardare alla prossima stagione con entusiasmo. I 250 lavoratori protestano, ma i sindaci sembrano non sentire il grido di aiuto. Anzi, intimano alla Sateca di restituire tutti i beni mobili e immobili di proprietà comunale, circostanza che, di fatto, impedisce alla società di riaprire. Ma i due primi cittadini Tripicchio e Rocchetti, insistono, dicono di volere il bene delle Terme Luigiane e che affideranno in un secondo momento alla Sateca di tutti quei beni che serviranno all'organizzazione del lavoro.
La fine del monopolio?
I sindaci continuano a "spingere fuori" la Sateca. Faremo di tutto per consentirle di affrontare la prossima stagione termale, dicono in sintesi nelle occasioni pubbliche, ma il 30 novembre prossimo dovrà togliere il disturbo. La clausola non collima con quanto precedentemente stabilito davanti al prefetto, e cioè che la Sateca rimarrà fino a quando non subentrerà un nuovo gestore; ma non c'è niente da fare, Tripicchio e Rocchetti non tornano sui loro passi e anzi rincarano la dose firmando di fatto il foglio di via.
La decisione è stata presa a difesa delle Terme, spiegano, è per togliere il monopolio alla Sateca. Monopolio che in teoria non esiste perché la Sateca ha partecipato a un bando pubblico e lo ha vinto. Ma tant'è. La Sateca, dicono i sindaci, se ne deve andare e poi paga una retta annuale di sub-concessione troppo bassa. La cifra, però, è quella stata stabilita di comune accordo tra le parti e messa nero su bianco. Ma, oltretutto, come fanno i sindaci a sapere anzitempo che il vincitore del prossimo bando non sarà la società Sateca, visto e considerato che questa quasi certamente parteciperà e potrebbe avere tutte le carte in regola per aggiudicarselo? Da dove arriva la certezza che il nuovo bando metterà fine al "monopolio" della Sateca?
Lo scontro
La Sateca risponde al grido di dolore dei suoi lavoratori e prova a proporre ai sindaci diverse soluzioni, accettando inizialmente anche qualche compromesso pur di non mandare a casa i dipendenti. La restituzione formale dei beni è fissate in tre tappe. Le prime due, avvenute alla presenza dell'avvocato della Sateca, Enzo Paolini, si concludono in fretta e furia senza intoppi. Durante la terza, invece, si arriva quasi alle mani e nel tentativo di ripristinare l'ordine pubblico un agente rimane ferito.
Cosa si cela dietro la vicenda delle Terme Luigiane?
La Regione, che, lo ricordiamo, è proprietaria delle acque termali, interviene a singhiozzo nella vicenda, senza mai risultare decisiva. Ad oggi ha lasciato che le parti litigassero tra loro e nel frattempo i cancelli sono rimasti chiusi. E ad oggi non risulta nessun bando pubblicato. A un certo punto sbotta persino il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro, che punta il dito contro l'assessore alle Attività Produttive, Fausto Orsomarso, rimproverandolo di non essersi interessato troppo alla vicenda. Ma tutto rimane fermo. I lavoratori sono in fermento e si disperano minacciando un'occupazione pacifica dell'area termale. Nessuno sa decifrare le decisioni dei sindaci e capire se, oltre alla politica, si celi dell'altro, nessuno sa darsi delle spiegazioni plausibili, anche in merito al mancato intervento delle istituzioni.
Chi arriverà dopo la Sateca?
Ovviamente non è compito del giornalista emettere delle sentenze, pertanto ci limitiamo a dire che questi sono i fatti fin qui registrati e documentati. Ma scavando a fondo, non possiamo fare a meno di imbatterci in altri fatti, altrettanto documentabili, che ci conducono nel dorato mondo della sanità privata e che suscitano qualche domanda. Sappiamo, infatti, che un potente imprenditore della sanità privata sarebbe fortemente interessato a investire nell'area delle Terme e che questi sarebbe stato in contatto con un amministratore direttamente coinvolto nella gestione della vicenda delle Terme. A dirlo non siamo noi, lo dice stesso amministratore agli inquirenti, che all'epoca dei fatti che vi stiamo per raccontare lo ascoltavano da tempo. E' il 5 febbraio 2019, tre giorni prima che le parti si recassero dal Prefetto di Cosenza a sottoscrivere la seconda proroga a favore Sateca. L'amministratore è al telefono e parla a ruota libera con un funzionario regionale, a cui fa presente di aver avuto un incontro con l'imprenditore della sanità privata, identificato dagli inquirenti. L'amministratore dice che ha riferito all'imprenditore della riunione concordata con il prefetto e con tutti le parti in causa che si terrà da lì a qualche giorno, organizzata per risolvere la faccenda delle Terme e riassegnare la gestione alla Sateca. L'imprenditore gli avrebbe però fatto una proposta allettante, dichiarando che in cambio di una fornitura d'acqua termale, sarebbe disposto ad aprire una clinica privata per la riabilitazione in una delle strutture del compendio ed assumere 70 persone.
Le accuse a Giuseppe Aieta
I registratori in quei giorni sono accesi e gli inquirenti annotano. L'amministratore più volte dice a diversi suoi interlocutori di voler denunciare il consigliere regionale Giuseppe Aieta, allora incaricato dal presidente Mario Oliverio di seguire la vicenda delle Terme e fare da mediatore in Regione. Aieta in quelle settimane ascolta i lavoratori e si fa carico delle richieste, riuscendo in qualche modo a portare a casa il risultato. La Sateca ottiene la proroga e le procedure sono legittimate dall'Anac, l'Autorità Nazionale Anticorruzione. Ma nei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese non si festeggia, anzi, Aieta viene preso di mira e accusato dai due interlocutori di voto di scambio, cioè di interessarsi alla vicenda solo perché in campagna elettorale, senza mai far riferimento a precisi episodi. La procura, però, apre d'ufficio una inchiesta per mettere sotto la lente di ingrandimento l'operato di Aieta, ma l'esito delle urne delle elezioni regionali del 2019 sembra dire il contrario. Nei due Comuni termali Aieta fa registrare un vero e proprio flop e rispetto alla tornata elettorale del 2014 incassa meno della metà dei voti. Prende 106 preferenze, a fronte delle 234 di cinque anni prima.
Come finirà la vicenda?
Poco dopo quelle conversazioni, il Comune di Acquappesa rinnova il consiglio comunale, è maggio 2019. Al posto del sindaco Giorgio Maritato, arriva Francesco Tripicchio, che nella precedente amministrazione aveva ricoperto il ruolo del vicesindaco. Sin da subito mostra una forte intesa con il collega Rocchetti sulla questione delle Terme, così come era stato anche con Maritato, tanto da parlare all'unisono, spesso mediante note stampa congiunte. Ad ogni modo, nonostante tutto il marasma, del bando ad oggi non vi è nemmeno l'ombra, la stagione termale è ormai a repentaglio e i lavoratori si preparano all'occupazione. Difficile stabilire cosa si celi dietro questa vicenda ma le domande si sprecano: perché i sindaci di due territori già martoriati da crisi economica e disoccupazione non tentano il tutto per tutto per difendere un bene pubblico così prezioso? C'è per caso lo zampino della politica? Qualcuno ha preso accordi lontano da occhi indiscreti? Se sì, chi? Intanto in Calabria la campagna elettorale per le prossime elezioni regionali va avanti a forza di selfie e nessuno chiede conto ai sindaci Tripicchio e Rocchetti delle loro azioni. La politica lancia la pietra e nasconde la mano. Non è che l'imprenditore in questione sia ancora interessato alle Terme e abbia parecchi amici tra le mura della Cittadella?