Da sempre è accanto agli ultimi, ‘sacerdote di strada’ come era stato appellato. Ora di ‘strada’ ne ha fatto, portato direttamente da papa Bergoglio sul soglio vescovile di una città molto importante, Napoli. E la sua indole di umile servitore si sta facendo apprezzare anche tra i vicoli della bellissima città partenopea dalle mille contraddizioni. Calabrese di Satriano (Catanzaro) porta la sua terra sempre con sé ed ogni volta che ci torna lo fa col sorriso del figlio riconoscente. All’università pontificia Pio X di Catanzaro, dove ha fatto il seminario, monsignor Domenico Battaglia – da queste parti per tutti ancora don Mimmo – entra ancora in punta di piedi; ma è l’ospite più atteso e non per nulla siede al centro del tavolo di un convegno dal titolo a lui molto congeniale “La Solitudine ai tempi del sinodo”. 

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Battaglia e Cutro

Malgrado non sia avvezzo a concedersi alle interviste è inevitabile chiedere al presule partenopeo una riflessione sulla tragedia di migranti nella sua, nostra Calabria. «Ancora una volta il cuore è abitato da questo profondo dolore e dalla tristezza – esordisce ad occhi bassi monsignor Battaglia - In questi giorni più volte è stato detto che dobbiamo pregare per queste situazioni: è assolutamente così ma bisogna fare in modo davvero che questa preghiera poi venga seguita dalle azioni. E le azioni sono quelle legate ai porti sicuri, alla giustizia, alla solidarietà». 

Luce oltre il buio

Come di consueto ‘don Mimmo’ compensa il buio con la luce. «Dall’altra parte è pure bello poter affermare come la gente di Calabria è davvero gente col cuore grande – continua- perché comunque ho avuto modo di seguire questa ed altre vicende di migrazione e c’è tantissima gente che sta rendendosi disponibile ad accogliere queste persone e ad accoglierle, comprendendo le fatiche e spesso il dolore che essi vivono. È importante ricordare – aggiunge con tono severo – che queste persone non sono numeri: guai a pensare che sono numeri! Sessanta morti sono storie, sono volti, sono nomi. Hanno una loro dignità». 

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Volere e potere

Volere e potere recita un adagio: ma non si riesce o non si vuole aiutare questi migranti? «Non è che non si sa aiutare il prossimo; e l’incontro di oggi al Seminario teologico Pio X di Catanzaro ci da proprio il senso di questo desiderio di andare incontro agli altri, di esprimere la solidarietà. Ma solo il cuore ci consente di vedere gli altri e di riconoscerli. Il cuore ci libera da quella prigione che tutti ci portiamo dentro che è il nostro egoismo. Per recuperare la dimensione del volto dell’altro, quindi dell’altruismo, perché ricordiamoci – ha concluso il vescovo di Napoli Battaglia  - che è solo l’amore che salva e riempie la vita».