Una rete di soggetti ancora non totalmente identificati che hanno fornito un concreto supporto logistico per la latitanza di Amedeo Matacena. Un sistema non ancora messo interamente a nudo «che opera nell’ombra e sostiene interessi economici imprenditoriali illeciti, frutto di intese e cointeressenze coinvolgente svariati settori». È questo uno dei passaggi più interessanti della corposa informativa redatta dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, che ha delineato l’esistenza di uno “Stato parallelo”, in grado di mettere le mani su svariati settori della vita pubblica. Come abbiamo anticipato, tutto parte dalle investigazioni della Dia sui rapporti fra l’ex ministro Claudio Scajola e Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena jr, il latitante ancora oggi libero di soggiornare in quel di Dubai.

Il personaggio chiave

Uno dei grimaldelli più complessi di tutta la vicenda è certamente rappresentato dalla figura di Vincenzo Speziali. Abbiamo visto come l’imprenditore, che ha deciso accedere al patteggiamento per il reato di procurata inosservanza di pena in favore di Amedeo Matacena, risulti anche particolarmente attivo in un’altra storia temporalmente poco distante da quella dell’ex parlamentare di Forza Italia, ossia quella riguardante Marcello Dell’Utri. L’ex senatore, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa – da poco, seppur in primo grado, condannato pure per il processo sulla trattativa Stato-mafia – è oggi in cella. Ma, è storia nota, poco prima che la sua condanna diventasse esecutiva, cercò di riparare in Libano, sfruttando la rete di complicità in cui – stando a quanto appurato dagli investigatori – ci sarebbe lo zampino proprio di Speziali. Nipote dell’omonimo senatore Vincenzo, Speziali è marito della nipote dell’ex presidente Gemayel, nonché uomo in rapporti con importanti politici nazionali e personaggi iscritti alla loggia P2 come Emo Danesi e Luigi Bisignani, ma anche con appartenenti alle forze dell’ordine e imprenditori. Tuttavia, l’esplosione della vicenda Dell’Utri, le dichiarazioni di Berlusconi e il polverone alzato, consigliarono a Speziali di non dar corso a quanto prospettato a Scajola, per il caso Matacena.

Un sistema ancora in parte sconosciuto

Ma per comprendere a pieno la portata della vicenda, è bene rifarsi alle parole del gip all’atto dell’emissione dell’ordinanza nei confronti di Speziali, che mette a nudo delle chiare analogie fra le storie che hanno coinvolto Dell’Utri e Matacena: «Invero, le acquisizioni investigative hanno condotto a disvelare la piena operativita? di un vasto e qualificato numero di soggetti dedito alla commissione di condotte delittuose di particolare gravita?, alcune contro il patrimonio, - scrive il gip – finalizzate a schermare la reale titolarita? di imponenti cespiti patrimoniali in capo a Matacena Amedeo Gennaro, indi volte ad aiutare il predetto a sottrarsi alla esecuzione della pena a lui applicata. Condotte, queste, che presuppongono una rete di rapporti tra i soggetti ancora non identificati in grado di fornire un concreto supporto logistico nei casi analoghi a quello coinvolgente il Matacena. I fatti, poi, si denotano per la loro evidente gravita? che si riflette sulla pericolosita? dell'indagato e sulla concreta valutazione della possibile reiterazione di analoghe condotte delittuose, favorite dall'esistenza di un “sistema” ancora non messo interamente a nudo, che opera nell'ombra e sostiene interessi economici imprenditoriali illeciti frutto di intese e cointeressenze coinvolgenti svariati settori”. E che Speziali sia impaurito dalla vicenda Dell’Utri si coglie a piene mani dalla circostanza che, dopo una chiamata ricevuta dal direttore di Adn-Kronos, Pippo Marra (con cui esiste un rapporto d’amicizia), Speziali chiama Ercole D’Alessandro, sottufficiale della Guardia di Finanza, chiedendogli di intercedere con i suoi colleghi: «Io ti prego, Ercolino, ti supplico, ti imploro, parla con i tuoi colleghi». Speziali più volte si è detto vittima di una persecuzione da parte dell’autorità giudiziaria di Reggio Calabria, mettendo su quella che gli investigatori della Dia chiamano una «campagna stampa intimidatoria, grazie al supporto di una professionista messagli a disposizione dal medesimo “apparato” cui è riconducibile Marcello Trento». Questi è un imprenditore che si occupa di progettazioni nel campo dell’energia alternativa. Quale l’obiettivo? «Denigrare e stigmatizzare in ogni forma l’operato dei magistrati e ufficiali di polizia giudiziaria che lo hanno sottoposto ad indagine ed ai quali non risparmia invettive ed insulti».

La missiva al direttore dell’Aise e la vicenda Costantini

Proprio in questo contesto, l’informativa riporta un episodio emblematico: da una conversazione telefonica fra Speziali e Trento, emerge come quest’ultimo sia particolarmente adirato con il primo a causa di una missiva inviata da Speziali direttamente al direttore dell’Aise, generale Alberto Manenti. Trento, infatti, contesta a Speziali i toni minacciosi e ricattatori utilizzati. Il riferimento è alla vicenda che ha visto protagonista il colonnello Paolo Costantini, ex ufficiale della Guardia di Finanza e capo centro Aise ad Abu Dhabi. Questi riferì alla magistratura che, pur non conoscendo personalmente Speziali, lo sapeva frequentatore di Dubai, aggiungendo che lo stesso era stato visto in ambasciata nell’autunno del 2013. Costantini disse ai magistrati, fra le altre cose, che il giorno dopo l’arresto di Matacena, nell’agosto 2013, ricevette sul proprio cellulare una chiamata dal telefono personale dell’ambasciatore italiano Giorgio Starace e di aver ritenuto del tutto irrituale quella chiamata, considerata pure la giornata festiva. L’ambasciatore si mostrò adirato nei suoi confronti, ritenendolo responsabile dell’omessa comunicazione dell’avvenuto arresto. Medesima chiamata la ebbe, ma con toni più pacati, dal console generale a Dubai, Giovanni Favilli. Costantini disse pure di «aver chiaramente percepito che il risentimento dell’ambasciatore Starace non era dettato da doveri istituzionali, bensì da “fortissime pressioni” pervenutegli da Roma». Circostanze di cui parlò a Costantini anche il colonnello della polizia di Dubai, Majed Sultan Humaid, che gli confidò di «continue ed inusuali pressioni che l’ambasciata italiana stava facendo nei confronti del suo ufficio, per garantire le migliori condizioni di permanenza del Matacena». Costantini aggiunse poi che l’ambasciatore italiano a Montecarlo, Antonio Morabito (risultato in stretti rapporti con Chiara Rizzo), era presente a Dubai nell’autunno 2013, ossia dopo l’arresto di Matacena. Tutte queste informazioni portarono inevitabilmente ad un polverone, tanto che Speziali, allarmato per quanto emerso, comunicò all’Ansa di aver dato mandato ai legali di denunciare Costantini per false dichiarazioni, per poi scrivere successivamente la lettera a Manenti. Missiva girata pure a Trento che dimostra di avere «ottima conoscenza dei meccanismi comunicativi e delle entrature di livello elevato, sia nell’ambito degli apparati di sicurezza che nel mondo dell’informazione».

La telefonata fra Trento e Speziali

E che l’imprenditore Trento avesse un certo ascendente su Speziali lo dimostra una chiamata fra i due che gli uomini della Dia intercettano. Sono scambi che denotano un atteggiamento quasi paterno di Trento che rimbrotta con decisione Speziali per aver inviato la missiva a Manenti. Ecco alcuni stralci più significativi della telefonata.

Trento: Amore mio, stammi a sentire, quando tu ragioni con i delinquenti o ragioni con la Polizia o ragioni con lo Stato, mai ti permetti di dire “io non farò questo nei tuoi confronti!” ... tu gli hai detto, “io ti prometto che non farò questo nei tuoi confronti” ...

Speziali: Eh, infatti, io non voglio ... non intendo scrivere ...?

Trento: quello lì non si scrive!!?

Speziali: No, scusami, ti spiego, io non intendo denunciare il Colonnello Costantini per un motivo, per non dare discredito.

Trento: Vincenzo, non si fa! Vincenzo, te lo dico perché quello è mestiere mio, non si fa una cosa ... perché adesso li hai allarmati! Ora tu non hai fatto una cosa intelligente, lì hai fatto una grande cazzata, perché se tu invece di fare quella cazzata mi avessi detto, “voglio fare sta cosa”, io ti avrei detto, non fare così, fai colà, perché li hai allarmati, tu per loro sei un pericolo e una parola d’onore per loro vale come zero a briscola!!

E che la vicenda Costantini abbia creato non pochi problemi negli equilibri italiani interni al perimetro degli EAU lo si percepisce a piene mani dal netto contrasto fra le dichiarazioni del colonnello e quelle dell’ambasciatore Starace e del console Favilli. Un contrasto che è ormai divenuto fatto storico.

2. continua

 

Consolato Minniti

 

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