Non smette di stupire il groviglio di inefficienze e la quantità di risorse buttate per il sito turiscalabria.it costato oltre 2 milioni di euro. La testimonianza del primo redattore ingaggiato a 2.200 euro al mese, che si dimise appena compresa l’antifona: «All’amministrazione non importava nulla del progetto». Impietoso il paragone con la promozione web di altri territori italiani
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Soldi. Tanti soldi. Sono quelli serviti per costruire, gestire e riammodernare (si fa per dire) il sito di promozione turistica della Regione Calabria, turiscalabria.it, tornato alla ribalta delle cronache non certo per la sua utilità, ma perché offline per diverse settimane, anche durante la Borsa internazionale del turismo, che si è tenuta a Milano dal 9 all’11 febbraio scorso.
Una storia che viene da lontano
La storia di quella che nelle intenzioni sarebbe dovuta essere la vetrina del turismo calabrese, è una vicenda carsica, che da anni attraversa amministrazioni di ogni segno politico, inabissandosi periodicamente e poi venendo alla luce spinta in superfice dai paradossi e dagli sprechi. Una storia che inizia da molto lontano, con il progetto interregionale “turismo in rete” del 2003, finanziato dal ministero delle Attività produttive. A quei tempi il web era ancora una sorta di Klondike, una terra di frontiera nella quale si era scatenata la corsa all’oro. E dove c’è oro ci sono le mani della politica.
La gara iniziale da 1,4 milioni di euro
Tre anni dopo, nel 2006 (giunta Loiero), la gara per la realizzazione del portale calabrese viene assegnata per circa 1,4 milioni di euro a un raggruppamento di imprese guidato da Alos Communication Srl. Il sito va online nel novembre dell’anno successivo, ma il risultato finale delude ogni aspettativa. Pesante, statico, privo di interazione con gli utenti e non dotato di reali servizi, turiscalabria.it sconta oggi gli stessi limiti di allora.
Brutto come 13 anni fa ma ancora mangiasoldi
In 13 anni è cambiato ben poco, come abbiamo già documentato. Eppure, altri soldi sono stati spesi in questo lasso di tempo. Seguendo le tracce degli atti regionali, per quanto lontani negli anni, si scopre ad esempio che altri 372mila euro vengono liquidati nel 2013 alla Links management and technology Spa di Lecce, per “acquisizione di servizi per il potenziamento del portale turistico”.
Stessa motivazione di “aggiornamento e potenziamento” è alla base di un altro appalto bandito nell’aprile 2016 per ben 240mila euro. Ad aggiudicarsi il lavoro è questa volta la Ditta Caliò informatica Srl di Rende, alla quale nel giugno del 2017 viene liquidato il primo stato di avanzamento lavori di circa 120mila euro.
Le parole della politica
Intanto, tre mesi prima, a marzo, l’ex presidente Mario Oliverio si era già intestato il restyling del portale, definito in conferenza stampa «un nuovo e importante strumento di comunicazione e promozione della nostra regione, che saprà essere uno straordinario canale di proiezione dei nostri tesori e delle principali offerte in campo turistico». Non contento della già eccessiva enfasi, calcò la mano sulla virtuosa capacità di spesa: «Si tratta di un investimento economico minimo, non milionario come avveniva in passato, con un rapporto costi benefici molto positivo».
Due milioni di euro e zero benefici
In verità, facendo la semplice somma tra le cifre più grandi che emergono dalla storia del sito, si arriva già a 2 milioni di euro, senza contare i tanti rivoli che da questo tesoretto si sono diramati nel corso degli anni.
Ma neppure il rapporto costi-benefici, a differenza di quanto affermava l’ex governatore, può essere considerato positivo. Il profondo rosso riguarda anche il numero di utenti che loro malgrado si imbattono (per caso) nel sito di promozione turistica della Calabria.
Impietoso confronto con le altre regioni
Attraverso l'analisi del traffico web proveniente da Google è possibile riscontrare che fino a novembre 2019, poco prima che andasse offline, il portale poteva contare su una media di 40mila visite al mese. Praticamente niente se paragonate alle 275mila visite in media del portale turistico del Trentino (visittrentino.info) o le 211mila di quello della Toscana (visittuscany.com). Se questi sono i risultati in Calabria, i soldi spesi nel corso degli anni appaiono sempre di più come uno spreco insostenibile.
La testimonianza: «Mi pagavano per non fare nulla»
D’altronde, che l’intera operazione fosse iniziata col piede sbagliato e con finalità che sfuggono alle logiche della buona amministrazione, si era capito subito.
Lo capì anche Lenin Montesanto, avvocato e giornalista al quale nel 2006 fu affidato il coordinamento della redazione che avrebbe dovuto curare i contenuti del costruendo portale. Un incarico niente male, con uno stipendio mensile di 2.200 euro lordi e 4 o 5 collaboratori altrettanto profumatamente pagati.
«Compresi in fretta, però, che alla Regione del sito web non importava nulla - ribadisce oggi Montesanto -. L’unica cosa che interessava era un paravento di redazione per i collaboratori che erano stati assunti. Dopo un mese passato invano a sollecitare la consegna di computer e strumenti che mi consentissero di fare il lavoro per il quale venivo pagato, mi dissero chiaramente di non disturbare più, perché l’unico fine di quell’ingaggio era dare una parvenza di credibilità all’operazione. Io avrei voluto produrre contenuti originali, invece era un continuo copia e incolla da altri siti per riempire le pagine web. A quel punto scrissi una lettera di dimissioni al presidente Agazio Loiero e all’assessore Diego Tommasi e me ne andai».
I toni della lettera, che Montesanto ancora conserva, erano espliciti: “Rimetto l’incarico nella constatazione, mio malgrado, della oggettiva non adeguatezza di metodi, strategie e complessiva organizzazione del lavoro rispetto agli obiettivi ed ai tempi prefissati e contrattualizzati”. Arrivederci e grazie.
Intanto, tursicalabria, con suoi costi abnormi e la sua imbarazzante inutilità è restato sul groppone dei calabresi.
degirolamo@lactv.it