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Eccolo il fuggiasco, Francesco Giuseppe Olivieri. Trentuno anni: due morti e tre feriti sulla coscienza. Un tipo psicologicamente “disadattato”, dicono gli inquirenti, legato ad alcuni esponenti del clan Mancuso.
Lo Squadrone eliportato cacciatori è sulle sue tracce. Le teste di cuoio dell’Arma lo cercano tra Nicotera e Limbadi, dove venerdì pomeriggio ha seminato sangue e paura, e Rosarno, che frequentava abitualmente. I carabinieri non escludono che il giovane killer sia stato aiutato da qualcuno a nascondersi.
Tutto ciò mentre il rebus del movente di tanta scellerata brutalità criminale è tutto da decifrare. Aveva un fratello, Olivieri, ucciso negli anni ’90, poco dopo l’omicidio di Ignazio Gaglianò, figlio di Giuseppina Mollese, l’80 ferita mortalmente nella sua abitazione, in via del Liceo, a Nicotera. C’è una correlazione tra questi fatti? Se sì, che c’entrava Michele Valerioti, il 68enne che Olivieri ha raggiunto duecento metri più avanti, in casa, finendolo sul balcone dopo essersi fatto aprire la porta?
Interrogativi uno sull’altro. E perché, poi, ancora prima, fare fuoco all’automobile di uno dei fratelli Timpano, nella frazione Caroni, per poi dirigersi verso il centro di Limbadi, al bar Nino’s. Qui, altro fuoco, all’ingresso, e poi nella saletta in cui un altro dei fratelli Timpano Pantaleone, 61 anni, stava giocando a carte. Ferito ad un polso, è scampato alla morte. Come l’avvocato Francesco Di Mundo, 58 anni, fratello del gestore dell’esercizio pubblico, e come Pantaleone D’Agostino, 73 anni, l’ex gestore dello stesso bar, entrambi feriti solo di striscio.
Si cerca il movente. Si cerca il fuggiasco, mentre i carabinieri, con il coordinamento della Procura di Vibo, interrogano le persone più vicine al ricercato, si studiano i suoi movimenti e i suoi contatti prima che la sua lucida follia esplodesse.