«Si potevano salvare tutti. Se ci fosse stata una segnalazione da parte di persone esperte sulla rotta da intraprendere, spostando di poco il punto di approdo, non saremmo qui a piangere i morti di Cutro». Luigi Li Gotti, noto penalista che guida il pool che difende i migranti vittime nel naufragio dei giorni scorsi sulle coste di Steccato di Cutro, non ha dubbi che ci siano delle responsabilità oggettive.

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«Sono proprio le responsabilità oggettive quelle che vogliamo trovare e non un colpevole a tutti i costi», assicura l’avvocato, originario di Crotone, che sarà supportato nella difesa gratuita dei familiari delle vittime dall’avvocato Mitja Gialuz, del foro di Genova, ordinario di diritto processuale penale, e dagli avvocati Vincenzo Cardone e Francesco Verri del foro di Crotone, cassazionisti esperti di diritto penale internazionale.

Li Gotti, ospite negli studi de La Capitale, spiega quali sono le incongruenze nel racconto di quella tragica notte di fine febbraio: «C’è stato un avvistamento da parte di Frontex alle 23.03 e in automatico si comunicano i dati al Ministero dell’Interno perché dal termoscanner si capisce che ci sono molte persone a bordo; poi esce dal Porto di Crotone la Guardia di Finanza che non intercetta il barcone e rientra per le condizioni del mare. Non si comprende come dalle 23.00 alle 4.00 ci sia questo buco nero nelle comunicazioni e con mare forte nessuno abbia valutato l’oggettività della situazione e abbia deciso di intervenire. Sarebbe bastato l’approdo 100 metri più in là, lontano dalla secca, per evitare la strage».

È importante fare chiarezza nel dedalo di incongruenze e omissioni denunciato da Li Gotti: in questa fase il team legale sta acquisendo i dati e i documenti disponibili, facendo una vere e propria indagine. Ad interpretarli, insieme agli avvocati, saranno i vari consulenti esperti in materia che contribuiranno a sciogliere il bandolo della matassa per poi passare la palla alla Procura a cui spetta il compito di stabile le responsabilità. Oltre a decidere sulle responsabilità dei soccorsi e di chi, soprattutto, doveva dare l’ordine di intervento («perché non è partita la comunicazione immediatamente alla Guardia Costiera che ha nel suo Dna l’attitudine a salvare le vite in mare?», si chiede l’avvocato Li Gotti), le indagini mirano anche a trovare gli scafisti che hanno approfittato della disperazione di quelle persone, lasciandole poi in balia delle onde. Da questo punto di vista l’arresto del quarto scafista ritrovato in Austria allunga un po’ i tempi per l’incidente probatorio, ma aggiunge un tassello in più in questo schema sempre più intricato.

Non sappiamo ancora se quello che passerà alla storia come uno dei più gravi naufragi degli ultimi anni segnerà uno spartiacque nella gestione della migrazione in Europa, come ci augureremmo, quello che sappiamo, come ha dichiarato Luigi Li Gotti è che «i naufragi ci sono sempre stati, è certo, ma è singolare che ci sia un naufragio annunciato come quello di Steccato di Cutro».