Questa mattina il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, unitamente alla sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Catanzaro, aliquota Guardia di Finanza, ha dato esecuzione ad una nuova ordinanza cautelare di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di Arturo Senatore, 53 anni, residente a Scalea ma nativo di Angri, per l'ipotesi di reato "falsità materiale ed esercizio abusivo della professione". Secondo le accuse, l'uomo, con raggiri e atefizi, fingeva di essere un avvocato.

La misura cautelare è stata disposta dal Gip del tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia, su richiesta di questa procura della Repubblica, a conclusione delle indagini dirette dal sostituto procuratore Pasquale Mandolfino, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.

Piovono le accuse

Arturo Senatore era già stato arrestato il 16 luglio scorso e posto ai domiciliari Guardia di Finanza di Lagonegro, su richiesta della procura della Repubblica della medesima cittadina lucana. Anche qui, le accuse vedono l'uomo nelle vesti di un finto avvocato che, oltretutto, avrebbe più volte prodotto atti e istanze risultati fasulli. Tra i tanti episodi, le Fiamme Gialle contestano anche una falsa sentenza depositata alla Corte d'Appello di Potenza, utile alla difesa del suo assistito. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, con tale provvedimento l'uomo era riuscito ad ottenere l'annullamento del fallimento di una società intestata al suo assistito. L'uomo era riuscire a trarre in inganno finanche l'apparato giudiziario grazie all’indicazione dei magistrati che effettivamente compongono la corte d’Appello, alla riproduzione delle loro firme false, dell’emblema della Repubblica italiana e dell’intestazione dell’ufficio giudiziario. Il finto avvocato è stato poi smascherato grazie a controlli più approfonditi.

Una vecchia storia

Non sarà stato difficile per gli inquirenti risalire alle presunte attività illecite di Senatore, dal momento che esistono diverse denunce a suo carico, da parte di clienti truffati, sin dal 2013. In particolare alcune accuse, come quelle di vantare inesistenti amicizie con un giudice del tribunale paolano, sono sfociate in un rinvio a giudizio disposto il 12 gennaio 2017. Quel processo risulta ancora in corso proprio al palazzo di giustizia di Paola e gli addebiti sono gravissimi. Il Gip Maria Grazie Elia ha disposto il processo perché «con artifizi e raggiri consistiti nella falsa promessa di sistemare la vicenda giudiziaria presso il tribunale civile di Paola, millantando amicizia con il giudice», ingannava il suo assistito dicendo di essere «in grado di risolvere un problema di eredità legato alla disputa famigliare vertente l'eredità della propria abitazione», proprio in virtù dei rapporti con il magistrato, del quale diceva di essere il collaboratore.

Successivamente, rassicurava il suo assistito di aver vinto la causa civile e «si faceva consegnare, in più tranche, la somma contante di € 10.420,00, conseguendo un ingiusto profitto con correlativo danno alla persona fisica». Cifra, specifica l'accusatore nella querela, «che era il prezzo della presunta intermediazione con il giudice».