«Il progetto Risiko della Siarc non può essere ricondotto ad un’attività di ricerca e sviluppo». Così sentenziava nel settembre del 2020 la direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate in riferimento al progetto presentato dalla società che opera nel settore della ristorazione e delle mense e che gli avrebbe consentito di avere accesso ai crediti d’imposta disposti dal Governo ai fini di migliorare le capacità produttive aziendali.

È da qui che hanno inizio le attività svolte dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza che hanno condotto questa mattina il gip del Tribunale di Catanzaro a convalidare un sequestro preventivo del valore di 4 milioni di euro nei confronti della Siarc. Le fiamme gialle avrebbero infatti accertato che la società si sarebbe «limitata a raccogliere ed elaborare informazioni relative al servizio di distribuzione pasti, all’ottimizzazione delle relative quantità e al miglioramento degli stessi alimenti. Tali attività, tuttavia, non hanno consentito di pervenire alla realizzazione di nuovi prodotti (beni o servizi) o processi di miglioramento sostanziale dei prodotti già esistenti».

In conclusione, secondo la ricostruzione degli investigatori che hanno condiviso quindi gli accertamenti già compiuti dall’Agenzia delle Entrate: «Il progetto Risiko è carente di tutti i requisiti tratteggiati dal diritto e dalla dottrina affinché un investimento possa considerarsi di ricerca e sviluppo».

In tal senso, non avrebbero dovuto aver accesso ai crediti di imposta che la società ha ottenuto, al contrario, trattenendoli in compensazione e quindi non versandoli all’erario. In particolare, avrebbero utilizzato in compensazione «crediti di imposta inesistenti» per oltre 2 milioni e mezzo nel periodo intercorrente tra il 2017 e il 2020.

Inoltre, la società non avrebbe versato all’erario «entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale le ritenute d’imposta per i propri dipendenti» nelle annualità dal 2017 al 2020 per un valore complessivo di quasi 1 milione e mezzo. Indagate a piede libero Simona Albano, 52 anni, amministratrice di fatto della Siarc e la madre Antonietta Farenza di 91 anni, indicata in qualità di legale rappresentante.

Annota il gip nella ordinanza: «Emerge il sostanziale coinvolgimento in primo piano di Simona Albano, la quale risulta pacificamente l’amministratrice di fatto della Sicar, attiva in tutti i settori nevralgici della società. L’attivismo della indagata negli ambiti più significativi della società depone logicamente per un suo coinvolgimento anche nella realizzazione delle irregolarità riscontrate sul piano fiscale. Diversamente, per quanto attiene alla posizione di Antonietta Farenza, la sola veste di legale rappresentante non è sufficiente a delineare un contributo rilevante sul piano materiale o anche solo morale atteso che per come emerso l’anziana donna non risultava aver contribuito nelle attività gestionali portate aventi dalla Albano né avere svolto attività di rilievo all’interno della compagine societaria».