Sequestrati beni a ex parroco coinvolto nell’inchiesta Jonny, che fece luce sugli interessi dei clan del Crotonese nella gestione dei migranti. Nella giornata odierna i finanzieri del Comando Provinciale di Crotone, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione al decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro - Ufficio Misure di Prevenzione, ha disposto il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca, del patrimonio, del valore di circa 1,5 milioni di euro, riconducibile a un ex parroco di Isola di Capo Rizzuto ed a due suoi nipoti. Si tratta di Edoardo Scordio, ex parroco di Isola Capo Rizzuto.

Il sequestro beni

Nell’aprile scorso, la sua condanna è stata ridotta ad otto anni ed otto mesi di reclusione. All'ex parroco, accusato di associazione mafiosa, è stata ridotta la condanna di primo grado (14 anni e 6 mesi) per via della prescrizione dei reati di malversazione nei confronti dello Stato contestati per aver distratto i fondi ricevuti per la gestione del Cara a favore della cosca Arena.

Il sequestro ha riguardato:

  • 3 fabbricati
  • 1 villa di pregio;  
  • 1 autoveicolo;
  • partecipazione totalitaria in una società, all’epoca dei fatti attività del settore del turistico alberghiero;
  • tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili ai proposti ed ai loro familiari.

Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottato dal Tribunale di Catanzaro sulla base delle complesse indagini di natura economico-patrimoniale svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Crotone, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa. Il procedimento di prevenzione è ancora in corso. Le investigazioni hanno riguardato le vicende patrimoniali degli interessati a partire dal 2009 e si sono avvalse delle risultanze investigative dell’inchiesta Jonny. Nell’ambito del procedimento l’ex parroco era stato condannato dalla Corte di Appello di Catanzaro per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p., ovvero associazione mafiosa.

Don Scordio, l’inchiesta Jonny e la condanna

Per quasi trent'anni ha guidato la parrocchia di Isola Capo Rizzuto, la cittadina del Crotonese troppo spesso finita agli onori della cronaca nazionale per essere patria di una 'ndrangheta sanguinaria e spietata. Don Edoardo Scordio, sacerdote rosminiano ormai ultrasettantenne al quale questa mattina la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 1 milione mezzo di euro, contro quella 'ndrangheta aveva alzato spesso la voce finendo a sua volta sulle prime pagine dei giornali per il suo coraggio.

Se non fosse che nel 2017 un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha raccontato un'altra verità: con quella 'ndrangheta il parroco avrebbe fatto regolarmente affari; sfruttando la sua posizione di correttore spirituale della Misericordia, l'associazione religiosa che per anni ha gestito il Centro per i migranti di Isola Capo Rizzuto, Scordio avrebbe messo a disposizione delle cosche i proventi dell'accoglienza.

Tra il 2006 e il 2015, per la gestione del Cara la Misericordia avrebbe incassato 103 milioni di euro dei quali almeno 36 milioni, secondo i magistrati, sarebbero stati riversati nella “bacinella” dei clan per le esigenze di mantenimento degli affiliati o impiegate in partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio.