Sei mesi, dall’autunno, all’inverno, fino alla primavera. Passano i giorni, le settimane, le stagioni, ma per chi la notte del quattro ottobre scorso si è visto il Turrina entrare con prepotenza nei propri terreni e distruggere tutto quello che ha trovato sul suo cammino, nulla è cambiato. Neanche per l’azienda agricola Panzarella, realtà a prima florida, nota nel ramo della produzione di ortaggi da portare nei mercati di tutta Italia, è che da sei mesi è completamente ferma. Le serre sono state completamente devastate dalla furia dell’acqua e dal suo carico di sabbia. I mezzi agricoli non possono nemmeno entrarvi dentro. In diversi punti si sono formati acquitrini, l’acqua non si riassorbe, i girini e le rane fanno festa. Nel fiume le canne stanno crescendo rigogliose, le briglie sono sotto terra, mancano gli argini.

 

In questo momento la parte del fiume che dovrebbe scorrere accanto all’azienda è quasi in secca, ci si può camminare dentro. Ma la natura insegna che non sarà sempre così e che le piogge torneranno impietose e che se non troveranno dove scorrere senza impedimenti potrebbero esserci nuove esondazioni. Ma tutto tace. La famiglia Panzarella ha dovuto licenziare tutti i suoi dipendenti, interrompere le attività, chiedere prestiti, fare debiti per potere andare avanti. Anni di sacrifici andati in fumo, scomparsi in una notte e dopo i primi giorni di clamore, di sopralluoghi il nulla. Un inizio di lavori di ripristino dell’alveo c’era stato ma le operazioni sono terminate dopo poco.

 

 

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