«Oggi volevo dirti tutto il mio dolore, ma non posso farlo, tesoro mio, non a te che sei un inno alla vita...». Anche ora che Vanessa Gasparro non c’è più, la sua forza vitale non si è dispersa ma continua a ispirare migliaia di persone che seguono la sua pagina Facebook, nonostante a scrivere non sia più lei, ma sua madre, Tina Vinci.


Il ricordo della trentunenne di San Gregorio d’Ippona, nel Vibonese, uccisa nel gennaio scorso da una rarissima forma di tumore cardiaco dopo 4 anni di strenua battaglia, è ancora estremamente vivido in chi l’ha conosciuta anche soltanto attraverso il suo diario online che aggiornava ogni giorno. I suoi struggenti post, così densi di umanità e sentimenti, così incredibilmente carichi di speranza e ottimismo nonostante la sofferenza fisica, sono ancora lì, a dare forza a chi legge e magari deve affrontare la propria personale guerra per la sopravvivenza.

 

Sabato scorso, il 26 maggio, Vanessa avrebbe compiuto 32 anni. «Oggi è la tua festa – ha scritto Tina sulla pagina della figlia scomparsa -. Ti ricordi l’anno scorso? Avevamo dimenticato di accendere la lanterna magica. L’ho conservata, amore mio, e oggi l’accenderò per te e se ne accenderanno altre in tanti posti nel mondo…».
A quella lanterna, infatti, se ne sono aggiunte moltissime altre, e non soltanto in Calabria.


Abbiamo incontrato la madre di Vanessa e le abbiamo chiesto di raccontarci cosa è successo dopo la travolgente ondata di commozione che segnò la sua scomparsa, con migliaia di persone che vollero partecipare ai suoi funerali. Ha accettato, ma senza l’invadenza di un obiettivo fotografico.

 

«La storia di Vanessa, la sua indomita lotta contro il tumore - racconta Tina - ha colpito tantissime persone in tutto il mondo. Continuiamo a ricevere messaggi da ogni parte e in tutte le lingue, grazie a Internet. Mia figlia aveva la capacità di coinvolgere chiunque la conoscesse con un entusiasmo fuori dal comune».

 

Anche per questo la chiamavano la Guerriera. «Ma a lei non piaceva - rivela oggi la mamma -. Non c’è nulla di straordinario in quello che faccio, mi diceva. Cercava solo di sopravvivere, di non lasciarsi abbattere dallo sconforto di quella dicitura “prognosi infausta” che nei testi clinici accompagna spesso il nome della malattia che l’aveva colpita, un angiosarcoma cardiaco che secondo i medici non lascia speranze».

 

Ma Vanessa non si era mai arresa a quella condanna senza appello. Dopo il primo intervento all’ospedale Sant’Anna di Catanzaro per l’asportazione dei tessuti malati, eseguito il 9 maggio 2014, la ragazza cominciò a usare Internet in maniera compulsiva, mettendosi in contatto con altri pazienti e medici in ogni parte del mondo. Vista la rarità del cancro che l’aveva colpita, in un certo senso fu lei a orientare le terapie, interloquendo e confrontandosi con chi l’aveva in cura sulla base delle ricerche effettuate in rete e continuando a lottare aiutata dal pacemaker che le avevano impiantato dopo aver tolto quello che potevano togliere senza compromettere irrimediabilmente le funzionalità del muscolo cardiaco. «Mi manca un pezzo di cuore - scrisse una volta - ma quello che resta vale doppio». Non era vero: valeva anche di più.

 

«Viveva a Cosenza, dove si era trasferita per studiare all’università e lavorare - continua la madre -. Voleva diventare una giornalista ed era affascinata dai nuovi linguaggi. Sin da piccola è sempre stata temeraria, piena di energia, un maschiaccio, per usare un luogo comune. Adorava lo sport e giocava in una squadra di calcio femminile. Niente poteva lasciar suppore quello che sarebbe successo».

 

Sino alla fine ha avuto accanto il suo ragazzo, Andrea. All’indomani della sua tragica scomparsa, lui le scrisse una lettera aperta, come un ultimo messaggio in bottiglia affidato alla marea dei social perché lo trasportasse lontano: «Mi hai reso una persona ricca. Da quando ha avuto inizio la malattia mi hai insegnato la vita. Mi hai reso una persona ricca, perché mi hai scelto tra tanti per sedermi al tuo fianco, accompagnarti e permettermi di imparare...».
Oggi a ricordagli il suo amore, oltre ai momenti indelebili che hanno condiviso, c’è anche il loro cane, Pixel, il border collie che adottarono insieme.

 

Nell’ultimo post che Vanessa ha pubblicato alla fine di dicembre, pochi giorni prima che il cancro se la portasse via, ha usato un’iperbole narrativa scrivendo un’ipotetica lettera a Babbo Natale: «Io non ti chiedo banalmente di guarire. Non voglio chiedere cose impossibili. Ma ti chiedo una cosa per me è molto preziosa: ti chiedo tempo… più tempo. Per rimettere insieme le forze e lottare ancora…». Altro tempo, però, la malattia non ne concesse e l’epilogo arrivò.
«Mi ha lasciato un libro da leggere, il Piccolo principe - racconta oggi la madre - L’ho fatto e in quelle pagine ho ritrovato lei. L’ho rivista nell’ostinazione del protagonista mentre protegge la sua rosa».
Perché, come scrive Antoine De Saint-Exupery nel libro, “è il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. Fosse anche uno scampolo di vita vissuto con mezzo cuore.


Enrico De Girolamo


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