Parla Vanessa: «Non sono una guerriera, ma combatto per vivere»

INTERVISTA / La giovane vibonese residente a Cosenza, affetta da un rarissimo tumore al cuore, racconta il suo calvario mentre è in attesa di un nuovo intervento
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di Rosaria Giovannone
29 ottobre 2017
10:24
Vanessa Gasparro
Vanessa Gasparro

«Penso sempre al futuro, così il presente sembra meno duro da affrontare», sorride Vanessa Gasparro, 31 anni, originaria di San Gregorio d’Ippona, nel Vibonese, ma da tempo residente a Cosenza. Occhi da cerbiatta, grandi e profondi. Un viso lentigginoso che mostra i segni di una rara bellezza. All’età di 27 anni, scopre di avere un tumore maligno: angiosarcoma cardiaco. Da allora, tiene una sorta di diario online seguito quotidianamente da migliaia di persone, come LaC News 24 ha recentemente raccontato.

 


L’inizio di un incubo

«Tutto è iniziato nel 2014. Era il 2 di maggio. Sono svenuta e mi sono svegliata in tamponamento cardiaco all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Non ho avuto il tempo di elaborare la diagnosi… il mostro era dentro me e non lo sapevo». Vanessa non ha avuto modo di realizzare, capire contro chi stesse facendo i conti. Tuttora afferma: «Il 2 maggio è come se avessero spento la luce e non l’avessero ancora accesa». Ha inizio una corsa contro il tempo tra responsi, consulti medici e viaggi. Dopo la diagnosi i medici la mandano a casa. Ai genitori raccomandano di farle trascorrere gli ultimi mesi che le restavano con serenità. Vanessa non accetta e si mostra battagliera.

 

La speranza di vincere il "mostro"

«Ho contattato, in tutte le lingue del mondo, ospedali e medici - ricorda -. Sono stata curata da professionisti giapponesi, tra Pavia e Milano. Sono stata il primo caso in Europa a provare adroterapia sul cuore. Dovevo sopravvivere e lottare».

 

Ha inizio il calvario. Subisce quattro interventi al cuore in soli tre anni. Il più importante è quello in cui le asportano l’atrio destro, la parte elettrica che permette all’organo muscolare di battere. Il tumore aveva invaso tutta la parete. In un secondo momento le impiantano un pacemaker che consente al cuore di battere artificialmente. «Quattro anni di combattimento senza respiro - racconta Vanessa - . Nessuna tregua. I dolori, gli interventi, la chemioterapia, le sperimentazioni hanno sfiancato il mio corpo». Un corpo gracile, che con fatica riesce a parlare di sé. Ci pensano le tante cicatrici a farlo. Basta guardarle: ognuna racconta una battaglia diversa, aperta in sala operatoria e che si vorrebbe concludere con i punti di sutura.

 

La paura di non farcela

Due anni fa nella sua vita subentra anche la paura, un sentimento che non aveva ancora provato e che vorrebbe fermarla e ingabbiarla tra le sbarre della malattia: «Ho acquisito la consapevolezza di cosa fosse l’angiosarcoma. Prima non mi era chiaro. Lottavo con spavalderia, quasi come se non fossi io ad andare al tappeto». La forza di andare avanti inizia a mancare in lei ma «avere delle prospettive, pensare sempre a un futuro più roseo», la mantiene desta.

 

«Da sempre penso al futuro senza cancro. Sto ancora attendendo!». Un profondo respiro e poi aggiunge: «So che non posso guarire. La mia esperienza non è solo quella di una giovane alle prese col tumore, ma quella di una ragazza che combatte contro un male cronico… non è la stessa cosa. Spero però di riuscire a convivere con questa condizione. Il mostro fa parte di me. Quando io sto bene, lui sta bene, quando sto male, sta male anche lui. Siamo direttamente e proporzionalmente collegati».

 

Tra pochi giorni un nuovo intervento

Da quattro anni Vanessa è in terapia. Le pause non le sono consentite perché l'angiosarcoma attaccherebbe gli altri organi e continuerebbe a espandersi. «È attivo e galoppante - spiega -. Gli interventi a cui mi sottopongo non sono mai risolutivi… arginano il problema, limitano i danni. Non esiste oggi una cura efficace e risolutiva all’angiosarcoma cardiaco». Vanessa il 3 novembre subirà l’ennesimo intervento: «Ho 4 metastasi al fegato. Sono pronta per affrontare anche questa battaglia, con determinazione e positività. Non ho paura. Il mio nemico è forte ma io voglio vivere». Lo dice mentre è lacerata dal dolore. «Questa sofferenza la accolgo… mi permette focalizzare la mia esistenza. A chi soffre voglio dire questo: ogni giorno è un giorno guadagnato verso la speranza. Io sono qui e aspetto… non mi arrendo!».

 

 

La battaglia per la vita continua

Ora è stanca, non riesce più a parlare, ma prima vuole rivolgere un pensiero ai giovani, ai ragazzi della sua età: «Senza presunzione vorrei dirvi che non mi sono mai piaciute le semplici equazioni: malata uguale disperata o malata uguale guerriera. Sono semplicemente Vanessa, ho un cancro e sto facendo del mio meglio per sopravvivere. Dietro il mio sorriso c’è tanta sofferenza… infinita, indicibile. Dietro le mie lacrime però c’è coraggio e resilienza da vendere. Siate pazienti e tolleranti. La vita ci riserva sempre delle prove, delle ‘sorprese’: una malattia, un lavoro che non amiamo, una vita che non ci gratifica. Non vi abbattete!».

 

Per Vanessa, ogni difficoltà va affrontata. La vita d’altronde è così, è sempre un mare in tempesta… se non fosse in tempesta non sarebbe mare. Lei è pronta ad affrontarla e vorrebbe rialzarsi e rivedersi «serena e sorridente come un tempo» e anche più forte.

 

 

 

 

 

 

 

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