Scorie mineralizzate sugli argini del torrente Sant’Anna, riconducibili al ciclo di produzione di un’azienda metallurgica di Vibo adiacente al torrente stesso. È quanto sarebbe stato rinvenuto dai militari della Guardia costiera, carabinieri di Vibo, Arpacal e Vigili del fuoco nell'ambito di un'attività coordinata dalla Procura.

All’interno dell’azienda i militari, oltre all’assenza di titoli autorizzativo ambientale, avrebbero rinvenuto lungo tutta la pavimentazione ingenti quantità di polveri, scorie, detriti ed altri rifiuti solidi e liquidi emulsionati, eterogenei tra loro, generati dai processi di produzione e lavorazione, nonché la presenza di rifiuti combusti esposti agli agenti atmosferici. Peraltro, si constatava l’assenza di dispositivi atti a captare le esalazioni e le emissioni delle polveri e dei vapori rilasciati in atmosfera.

Tamite un’apposita condotta, le scorie sarebbero poi state smaltite lungo gli argini del torrente, formando nel corso degli anni strutture stratificate pressoché orizzontali e di varie dimensioni, a partire dal letto del torrente fino alla sommità dell’argine. Non è da escludere che una parte dei minerali polverizzati, a contatto con le acque del torrente, sia stato trasportato direttamente in mare con inequivocabile compromissione delle matrici ambientali.

La polizia giudiziaria ha quindi posto sotto sequestro preventivo i capannoni industriali e delle aree a questi pertinenti per una superficie totale di oltre 20.000 mq, nonché parte dell’argine e del letto del torrente oggetto di inquinamento, sussistendo il fondato pericolo che la libera disponibilità potesse portare ad un’ulteriore compromissione delle matrici ambientali.