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Giro di vite nei controlli sulla filiera agroalimentare. Militari in servizio presso la Stazione Carabinieri Forestale di Brancaleone, coadiuvati dai colleghi della Stazione di Locri, hanno denunciato a piede libero tre persone, Z.G. di anni 24, L.A. di anni 54 e B.A. di anni 20, per aver attivato un intera filiera di macellazione clandestina e vendita di carni abusiva, priva di ogni controllo sanitario e, quindi, potenzialmente pericolosa per la salute pubblica. L’indagine è partita seguendo la segnalazione di alcuni casi di brucellosi, lamentati nel territorio di Palizzi e ipotizzati come riconducibili al consumo di prodotti caseari infetti acquistati presso l’azienda zootecnica di proprietà di Z.G.
Molti dei 124 capi caprini presenti risultavano, infatti, non regolarmente registrati presso la Banca Dati Nazionale. Alcuni di questi, inoltre, risultavano di proprietà di altri allevatori che ne avevano denunciato lo smarrimento, e che invece Z.A dichiarava di aver comprato da tale L.A., anch’egli proprietario di un allevamento ovino nonché titolare di una macelleria della zona.
Ed è nell’allevamento di quest’ultimo che i militari fanno la scoperta più agghiacciante. In un capannone fatiscente, adibito a ricovero degli animali, era stato allestito un vero e proprio mattatoio abusivo. Tredici animali tra capretti ed agnelli erano stati appena macellati, mentre altre tre carcasse di agnello già pronte per la vendita venivano rinvenute dentro una cella frigorifera, unitamente a dodici teste e ventotto zampe di maiale e circa 30 kg fra di grasso suino e pelli di ovini, tutti privi del benché minimo segno utile che ne permettesse la tracciabilità.
Tutto il bestiame, sia quello vivo che morto, è stato posto sotto sequestro e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente per gli adempimenti di rito.
Gravi e numerose le imputazioni di reato per i tre soggetti, che vanno dalla ricettazione, alla macellazione clandestina, fino all’immissione sul mercato di alimenti in grado di arrecare gravi danni alla salute umana.