VIDEO | La storia di un uomo che ha subito un intervento a causa di una grave patologia tumorale ma vive in una palazzina Aterp di Arghillà in pessime condizioni igienico-sanitarie. «Sono disperato, datemi un altro alloggio»
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«Sono stato operato. Ho avuto un tumore. Voglio cambiare alloggio. Non riesco a stare in questa casa perché c’è troppa spazzatura». Armando non riesce a parlare, ma con quel poco di voce la sua richiesta appare chiara: vuole andar via dall’alloggio in cui abita da oltre sette anni, ad Arghillà estrema periferia al nord di Reggio Calabria.
Sporcizia ovunque
Vuole andar via dal degrado. Un degrado fatto da immondizia ovunque, fogne a cielo aperto, feci e topi morti. Ha da poco superato un brutto tumore alla gola, anche se è ancora sotto osservazione, e ha una valvola che gli sostituisce in parte le corde vocali. Non può prendere infezioni altrimenti rischia non solo il rigetto, ma anche di morire.
Il problema non è la sua casa, che è pulita e ordinata, ma sono le condizioni generali del quartiere, dell’intera palazzina e l’immobile al piano di sopra diventato una discarica dove ci sono anche escrementi, umani e di animali. La sua richiesta di cambiare alloggio non è mai stata presa in considerazione.
«Ascoltateci!»
«Vogliamo un aiuto - ci dice la moglie Rodica Coiobanu-. Anche se è una persona malata vogliamo fare una vita come tutti gli altri. Speriamo che il Comune faccia qualcosa. È passato tanto tempo, ma non hanno fatto niente, niente, niente. Solo parole, e basta».
Il 53enne infatti, è affetto da una grave patologia per la quale dovrebbe abitare in un ambiente igienicamente sano. L’alloggio popolare Aterp che gli è stato assegnato non garantisce condizioni igienico sanitarie idonee. Questa condizione abitativa mette in serio pericolo la vita del signor Armando e per questo lui e la sua compagna Rodica, secondo la normativa vigente, hanno diritto al cambio dell’alloggio.
La minaccia di farla finita
Ma le richieste di cambio alloggio presentate non hanno avuto da parte del Comune e dell'Aterp risposta positiva. La sua disabilità, quindi, rischia di aggravarsi anche perché i liquami e la sporcizia presenti nell’intero stabile compromettono l’igiene del suo bagno. Sono anni che i coniugi Bevilacqua chiedono di andar via, ma questo diritto, così come quello alla salute, gli viene negato. In balcone l’uomo, preso dalla disperazione, ha posizionato una corda perché vuole impiccarsi, non ce la fa più. «Sono preoccupata - dichiara la moglie - non dormo perché mi spavento. La sera mi alzo dal letto, quando lui si alza, per vedere dove va e che fa. Non so più cosa fare perché penso che se succede qualcosa, qualcuno deve intervenire, perché io non ce la faccio. Non posso lavorare perché bisogna stare giorno e notte con lui. Ho paura che succeda qualcosa di brutto se non ci cambiano questo alloggio».
Diritti negati
Per Armando i batteri, e persino la polvere, possono essere fatali. A causa di ciò è costretto ad assumere molti farmaci e anche ad effettuare continue terapie respiratorie. È una situazione delicata su cui le Istituzioni devono intervenire presto. Anche questo caso - così come quello di altri molti cittadini- è seguito dalle associazioni che costituiscono l’Osservatorio sul disagio abitativo le quali denunciano che «dal 1996 il Comune di Reggio Calabria e l’Aterp non applicano le disposizione di legge per i cambi alloggio. Il cambio dell’alloggio per disagi abitativi, per condizioni strutturali inadeguate alla salute degli assegnatari, per sovraffollamento e per sottoutilizzazione, così come previsto dalla legge 32 del 1996, è un’azione fondamentale della gestione degli alloggi popolari. Attraverso questa azione - è scritto in una nota- viene garantito nel tempo il diritto fondamentale ad una casa adeguata agli assegnatari». E per Armando la casa assegnata non è più adeguata. Deve andar via da lì.