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Pietro d'Ippolito ha dato vita allo storico locale “Bimba mia Blu70”, poiché sempre e ovunque innamorato della vita, ha dunque realizzato con il fratello Tonino (in un duo indivisibile ed indissolubile) il mitico 'Blu di Copanello', set fantastico con scenario da sogno che ha fatto innamorare generazioni...e fatto vivere emozioni. Progettando buona parte della sua vita -nel blu- della natura che gli si offriva sconfinata ed incontaminata negli anni '70, Pietro d'Ippolito, ha reso tale residenza tempio della musica (non riduttiva discoteca) che ha potuto vantare, nel nostro sud d'Italia, ospiti (fra gli altri) del calibro di: Gino Paoli, Ornella Vanoni, Jo Ciampa, Massimo Troisi, Beppe Grillo, Grace Jones, Giovanotti...e tantissimi altri big del mondo dello spettacolo. L’impegno di Pietro per l'ambiente è noto grazie all'associazione 'Calabria Natura' anche questa fatta col fratello Antonio (Tonino per gli amici) così come la battaglie per abbattere gli ecomostri di Copanello Lido, battaglia dall'esito positivo dopo 20 anni.
Il premio Calabria Natura è stato conferito a personalità del mondo della cultura e della politica e vedrà nuova luce nel futuro 2018 in onore di Pietro. La grande gioia provata nel mese di luglio è stata quella di aver visto il Blu70, tornato a vivere, grazie ad un amico di vecchia data. Pietro d'Ippolito è nato il 13 Ottobre del 1940 ed è tornato alla casa del Padre il 22 Agosto del 2017; la funzione del rito funebre religioso si terrà alle ore 17:30 di giovedì 24 agosto nella chiesa di San Francesco di Paola in Sambiase di Lamezia Terme.
Il ricordo della nipote, la giornalista Maria Teresa Notarianni
Pietro Ippolito è partito per il Suo Blu, ora blu eterno ed infinito"e se, come tu hai voluto ti si ricordasse "La morte non è niente". "La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo". "E non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare", con queste parole, prese in prestito da Jim Morrison, carissimo zio Pietro, tu ci hai salutati. Tu che hai incarnato che -la vita è sorriso e gentilezza- vivendola così, hai fatto assaporare tale modo di fare a chiunque è entrato in relazione con te, persona troppo generosa, unica, eccellente uomo d'altri tempi, in questi tempi iper moderni. Caro 'zio Pietro' così amavi farti chiamare da chi ti circondava con affetto riportare dei nomi, sarebbe offensivo per coloro i quali verrebbero dimanticati, dunque, ti ringrazio a nome di tutti i tuoi 'prodi' amati amici, fra i quali gli artisti che hanno avuto nel Blu'70 una fissa dimora per i loro tour e tutti quei giovani disk jockey (una volta si diceva cosi) che tu hai tenuto a battesimo lanciandoli poi per sempre nel mondo della musica di qualità. Il nome di tua figlia Anna però (vigendo la regola dell'eccezione) che tu chiamavi amorevolmente 'Annetta' e del tuo immancabile amico/figlio Gaetano D’Apa, hanno l'obbligo di essere ricordati, poichè tu lo avresti assolutamente voluto, e, come mi dicevi "tu nipote ne hai facoltà, di scrivere tali cose".
Il ricordo di Ruggero Pegna
Caro Pietro, ora che sei andato via almeno da qui, pensandoti, a tanti spunteranno insieme una lacrima e un sorriso. Tanti ricordi, pieni di gioia e nostalgia, stanno riportando molti agli anni irripetibili del tuo Blu, alle notti insonni sognando le cose più belle, davanti al tuo mare, sui tuoi scogli, con il futuro davanti accarezzato dal vento. Sei stata una delle persone più belle che abbia conosciuto, un poeta. Sì, perché la poesia si può scrivere con gli sguardi, con la tenerezza di un saluto e di un sorriso, con il movimento delle mani, con le utopie sviscerate fino all’alba e la speranza che qualcosa di straordinario possa accadere anche in terre difficili, dove chi fa è mal visto e costruire sogni è da matti! Tu ne hai costruito tanti e li hai regalati a ragazzi e ragazze che non potranno mai dimenticare le emozioni del tuo ineguagliabile angolo di mare, i desideri chiusi in uno sguardo seguendo le tue stelle.
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Sentirti parlare di quei luoghi, di tanta bellezza, mi incantava e fermava il tempo. Eri innamorato del tuo Blu, della vita e della sua magia. Ed hai fatto innamorare in tanti di tutto ciò che è bello, dolce e pieno di poesia. Prima che iniziassi ad organizzare concerti, facevo radio e ricordo le notti trascorse attendendo le interviste agli artisti che venivano a trovarti, seduto su uno scoglio. Guardavo le onde infrangersi lente e sognavo anch’io; appuntavo brevi versi nella mente. Nacquero lì le mie prime poesie. Ho conosciuto allora Gino Paoli ed ogni volta che poi l’ho incontrato, mi ha chiesto sempre di te.
“Come sta Pietro?”, me lo chiedeva sorridendo sotto i baffi, con lo sguardo pieno dei vostri segreti e un po’di nostalgia. Ricordo la notte degli Spandau Ballet, il mio primo concerto. Con la tua generosità offristi la cena a tutti. E poi, i concerti che organizzammo al Blu insieme, nel ’95. “Mi piacerebbe portare Peppino”, mi dicesti. Seguivo un’altra musica e ci impiegai qualche secondo prima di capire. “Di Capri?”. “Si, Peppino!”. Fu una serata magica, ma ti addormentasti nel tuo stanzino prima che finisse. Ero venuto per fare quattro conti, ma ti lasciai dormire col sorriso disegnato sul tuo volto, felice e stanco. Ricordo il tuo Premio Calabria Natura con Bob Geldoff e Grace Jones, di cui andavi orgoglioso da vero precursore di idee e progetti per la valorizzazione di quei luoghi e dell’intera regione.Hai continuato a parlarmene per anni, ad ogni casuale incontro, come se parlassi di una tua creatura. Ascoltavo la tua delusione per i mancati aiuti a quel progetto, per le tante difficoltà. Chiudevamo sempre con una smorfia di rammarico per quello che la Calabria potrebbe essere e non è. E poi, quel dispiacere per la chiusura del tuo angolo di cielo che, però, non trasformavi mai in cattiveria o rabbia. Non sapevi odiare, fiducioso che tutto potesse cambiare. Salutandoci stringevamo le labbra, alzavamo le spalle e ci davamo un bacio. “Salutami Ninfa!”, mia madre e tua cugina. Quando hai saputo della mia leucemia mi hai fatto chiamare da Paoli, per farmi convincere a curarmi a Genova. Sempre affettuoso, persona d’altri tempi, di altre dimensioni di pensiero e sentimenti.
Caro Pietro, ricorderò la tua serenità, la tua ironia, la capacità di dare alla vita il senso giusto, quello in cui l’amicizia è un valore, la poesia e il sorriso le migliori terapie per vivere, magari accompagnati da quel pizzico di malinconia che, alle persone speciali, fa sempre compagnia. Ora che sei nel blu dipinto di blu, sono certo che sarai felice di stare lassù e, magari, starai pure canticchiando questo ritornello. Ciao Pietro, il premio lo organizzeremo lì. Scegli un nuovo angolo di Paradiso da riempire di allegria, gioia e di un pizzico di follia. Sono certo che, con i tuoi modi, convincerai anche gli angeli a ballare il twist e poi ti addormenterai su una nuvola, stanco e felice, come quella notte.