Le scommesse clandestine online restano un business fiorente e in questo campo i messinesi sono leader. Lo dimostra l’ultima operazione dello Scico della Guardia di Finanza che ha arrestato 22 persone in Sicilia e ha toccato anche la Calabria.
Raccolta di scommesse sportive clandestine a quota fissa e gioco d’azzardo mediante l’utilizzo di piattaforme di gioco on-line illegali. E poi il reimpiego degli ingenti profitti ricavati grazie a prestanomi, ai quali sono stati trasferiti, in modo fraudolento, beni e denaro. Un grosso business con epicentro a Messina e ramificazioni in mezza Italia, anche in Calabria, in provincia di Vibo Valentia. Tra le persone arrestate dai finanzieri questa mattina ci sono anche due calabresi. Si tratta di Domenico Zannino, 36 anni, di Soriano Calabro, e Antonella Chiera, 34 anni, anche lei di Soriano Calabro. Entrambi sono ritenuti partecipi all’associazione che macinava profitti a sei zeri. Chiera si sarebbe occupata della raccolta-accettazione di scommesse illecite tramite fastbet 360, cornerbet360 e vincibet 365. Di Zannino i magistrati siciliani scrivono si tratterebbe di un «master, che si occupa della distribuzione sul territorio di Vibo Valentia delle skin (piattaforme di gioco, ndr) fastbet360, cornerbet360 e vincibet365, attraverso la propria linea di gioco e attraverso una rete di agenzie che a lui fanno capo».
L’organizzazione delle scommesse sarebbe stata coordinata da due individui siciliani, a loro volta affiancati da un ristretto gruppo di collaboratori di fiducia, perlopiù legati da vincoli di parentela. Ognuno con compiti ben definiti, che andavano dalla gestione tecnico-informatica delle piattaforme di gioco alla contabilità degli introiti da riconoscere agli affiliati.

Siti illegali e server gestiti da società estere

Gli indagati – in base al quadro indiziario – «avrebbero operato privi delle necessarie autorizzazioni previste per i concessionari riconosciuti dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Avrebbero agito sfruttando alcuni siti illegali, contraddistinti dall’estensione “.com”, i cui server, collocati al di fuori del territorio nazionale e gestiti da società estere, aggiravano i limiti e le cautele che presidiano il gioco legale. Prima fra tutte l’uso del contante per eludere la tracciabilità delle transazioni», evidenziano i finanzieri.
Lo “schermo legale” e le parallele e occulte attività di scommessa illegale
In sintesi, secondo l’ipotesi investigativa, «i promotori dell’associazione avrebbero operato secondo un collaudato meccanismo. Innanzitutto provvedendo ad acquisire la gestione sul territorio di una nota piattaforma di gioco legale, subito diffusa nell’area messinese attraverso l’apertura di diversi punti di raccolta delle scommesse (cosiddetti Pvr – Punti vendita e ricarica). Questo schermo legale è servito a conquistare una posizione di predominanza nel mercato e, al contempo, a fidelizzare la vasta platea degli scommettitori».

Come funziona il sistema

A questa particolare clientela veniva, quindi, proposto, all’interno delle stesse sale da gioco, la possibilità di accedere a computer dedicati su cui, in violazione della normativa, veniva precaricata una piattaforma online illecita caratterizzata dall’estensione “.com”. In questo modo, l’avventore veniva attirato in un esercizio commerciale formalmente rispettoso delle regole. Dopodiché, anche grazie alla compiacenza dei gestori delle singole sale gioco, lo stesso scommettitore accedeva, attraverso dei computer dedicati, a parallele e occulte attività di scommessa illegale.

I gruppi WhatsApp e Telegram e i proventi da 3 milioni di euro

Grazie a questo sistema di raccolta abusiva delle scommesse, caratterizzato dall’accesso diretto alla piattaforma, anziché con carte prepagate univocamente intestate all’utente e al costante utilizzo di denaro contante, l’organizzazione ha assunto una posizione dominante nel settore delle scommesse sportive su piattaforme illegali. Si utilizzavano, dunque, modalità normalmente vietate per queste tipologie di gioco. Le comunicazioni/istruzioni per la gestione della raccolta del gioco illegale erano, peraltro, condotte in modo molto riservato, utilizzando il canale WhatsApp e/o il canale Telegram, sul quale, in particolare, gli associati avevano costituito vari “gruppi”, ognuno dei quali dedicato ai singoli affiliati.
Proprio in uno dei gruppi, Zannino e Chiera si rivolgono ai capi dell’associazione per richiedere l’apertura di nuove agenzie e nuovi conti in Calabria, sia a Vibo che a Soverato.
Per il gip, Zannino sarebbe riuscito «a creare una rete di gioco illegale propria, attraverso cui gestire e movimentare a sua volta significativi volumi d’affari». Chiera, invece, avrebbe consentito, assieme ad altri, «al gruppo criminale di espandersi territorialmente e di accrescere i propri introiti».

I nomi degli arrestati

In carcere
1. Letterio Arcolaci
2. Salvatore Barretta
3. Nicola Caniero
4. Antonino Messina
5. Emanuele Milia
6. Francesco Orlando
7. Angelo Repoli
8. Carmelo Salvo
9. Ignazio Vadalà
Ai domiciliari
1. Gaetano Arcolaci
2. Giuseppe Costa
3. Giuseppe De Salvo
4. Danilo Ferrantelli
5. Riccardo Lopes
6. Francesco Ricciari
7. Domenico Zannino
8. Domenico Arena
9. Francesco Aversa
10. Antonio Basile
11. Carmelo Calabrò
12. Antonella Chiera
13. Giuseppe Lo Medico