Il ministero della Salute ha riconosciuto il commissario ad acta come soggetto attuatore degli interventi contro la pandemia. Sembrava la fine della reggenza del dirigente regionale che invece potrebbe essere clamorosamente riconfermato
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Contrordine. Quello che sembrava un esplicito atto di sconfessione da parte del commissario alla Sanità Guido Longo nei confronti Antonio Belcastro, rischia di trasformarsi in una clamorosa conferma dell’alto dirigente regionale.
Ma andiamo con ordine. Il 7 gennaio scorso il commissario ha scritto a Roma per sapere, una volta per tutte, chi sia in Calabria il soggetto attuatore degli interventi anticovid, ruolo che sulla carta spetta al presidente della Regione, che a sua volta designa il dirigente delegato ad attuare gli interventi, in pratica il suo braccio operativo.
Nonostante la sanità calabrese sia commissariata da oltre 10 anni, sin dall’inizio soggetto attuatore è stato considerato (erroneamente) il presidente ella giunta regionale. Ecco perché, a suo tempo, la governatrice Jole Santelli scelse Belcastro quale soggetto delegato. L’equivoco ha determinato a lungo una confusione di ruoli tra commissario ad acta e presidente della Regione, rappresentato da Belcastro.
Per tagliare la testa al toro, Longo si è così rivolto al ministero della Salute, che il giorno dopo, l’8 gennaio, ha risposto attraverso il capo dell'ufficio legislativo: la competenza in materia di interventi per contrastare l’emergenza pandemica è del commissario alla Sanità. Sospiro di sollievo: via la Regione, via Belcastro, sul quale ricade la responsabilità delle numerose défaillance della sanità calabrese nei mesi del contagio.
E invece no. Perché Longo pare incredibilmente intenzionato a riconfermare Belcastro, che ha ricevuto dal commissario una lettera interna che annuncia la decisione e che nelle prossime ore dovrebbe trasformarsi in un decreto commissariale di nomina, con buona pace di ogni concreta ipotesi di reale cambiamento nella gestione dell’emergenza.