Piccole già grandi. Lo diceva una vecchia canzone quasi a voler oggi descrivere tre sorelle, la più piccola ha solo 8 anni, che insieme hanno deciso di interrompere la spirale d’odio e violenza che da sempre hanno vissuto in casa. Un’organizzazione perfetta, una vera e propria squadra di salvataggio. Piccole donne che unendo le forze hanno salvato la mamma da quell’inferno vissuto in casa. È capitato per caso o forse il caso non esiste.

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Reggio Calabria è diventato il teatro perfetto per raccontare una storia diversa. Una donna vittima di violenza da anni, una donna che come tante altre ha subito in silenzio. Una donna che, però, non era da sola. Ubriaco per l’ennesima volta quel marito violento ha esagerato. Era già stato allontanato ma è tornato all’attacco e, questa volta, in preda ai fumi dell’alcool non voleva che la moglie andasse a lavorare. Ma quel 25 novembre tre piccole donne hanno trovato il coraggio di dire basta. E come a voler riproporre l’impresa di Davide contro Golia, è stata proprio la piccola a prendere il telefono e comporre il 113.

Tre sorelle, la seconda di 10 anni e la maggiore di 12, sono cresciute così, nella periferia sud di Reggio in un contesto di degrado. In un mondo diverso da quello dell’ormai obsoleta famiglia amorevole delle pubblicità. Niente carezze e sorrisi, solo violenza, aggressioni verbali e fisiche, urla e pianti. Le tre eroine di questa assurda storia, l’ennesima, le possiamo immaginare come delle moderne figure della Marvel che, con un mantello e senza maschera né paura, hanno salvato la mamma da quell’orco che le credeva ormai abituate a quelle scene terrificanti. E invece no. Mentre la piccola passava il telefono alla mamma per dare precise indicazioni su quanto stava accadendo in casa, le due sorelle maggiori scrivevano un cartello di aiuto. Una scritta, “Help”, per attirare l’attenzione delle volanti e aiutarle a rintracciare velocemente l’appartamento.

Come se non bastasse, in silenzio ma pronte ed evidentemente “preparate”, di fronte agli agenti hanno mostrato il segnale di aiuto per cristallizzare come anche loro si sentissero in pericolo. Un gesto che sarebbe stato insegnato loro proprio dalla mamma. La donna è stata ascoltata per ore. E grazie agli uomini e le donne della Polizia di Stato è riuscita a ricostruire un quadro fatto di violenze continue e perpetrate nel tempo. Un continuum che ha visto le bimbe costrette a dover fare di necessità virtù e imparare, troppo presto, a doversi difendere da chi, invece, doveva accudirle e proteggerle. Il messaggio lanciato da Francesca Ambrogio, vice dirigente Upgsp Polizia Reggio Calabria, è chiaro. Un messaggio di fiducia nei confronti di chi giornalmente soccorre e aiuta ad affrontare anche il peggiore degli inferni: «Denunciate, non siete sole».