Sono dichiarazioni per molti versi dirompenti, ma soprattutto inedite, quelle di Emanuele Mancuso depositate dalla Dda di Catanzaro nell’ambito del processo d’appello nato dall’operazione “Black money” contro il clan Mancuso. Verbali già prodotti nel corso del procedimento “Nemea” contro il clan Soriano ma sui quali cadono ora molti “omissis” in relazione a vicende che interessano anche il clan Mancuso permettendo così di svelare retroscena del tutto inediti sulle dinamiche criminali del Vibonese degli ultimi decenni. 

La “lupara bianca” di Roberto Soriano. Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso svelano così per la prima volta come e da chi sarebbe stato eliminato Roberto Soriano, nato il 15 marzo del 1969 e scomparso dal suo ultimo domicilio di Pizzinni di Filandari il 5 agosto del 1996 dal quale si è allontanato a bordo della sua Renault Clio blu metallizzata. 


La morte presunta del fratello di Leone Soriano è stata invece dichiarata nel 2009. Se sulla figura di Roberto Soriano si conoscevano sinora solo le dichiarazioni di Andrea Mantella secondo il quale «Roberto Soriano era nelle mani di Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja”, e poi ha fatto la fine che ha fatto», dirompenti sono le nuove dichiarazioni di Emanuele Mancuso. Sentito a verbale il 27 giugno dello scorso anno nel carcere di Paliano dal pm della Dda di Catanzaro, Anna Maria Frustaci e dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, Emanuele Mancuso dichiara: «Roberto Soriano è stato ucciso da Giuseppe Accorinti macinandolo con la fresa di un trattore. Di questo come di altri fatti vi dirò più nel dettaglio in seguito, precisando che i miei zii ed i miei familiari mi raccontavano molte cose sulla storia e sulla cultura mafiosa».


Emanuele Mancuso indica quindi agli investigatori il boss Giuseppe Accorinti di Zungri come l’autore materiale dell’omicidio di Roberto Soriano, padre di Giuseppe Soriano divenuto “amico fraterno” di Emanuele Mancuso. Un fatto di sangue cruento che avrebbe visto il corpo di Roberto Soriano «macinato con la fresa del trattore». Emanuele Mancuso arriva a parlare agli investigatori di Roberto Soriano partendo dalla spiegazione in ordine ai motivi per i quali dalle intercettazioni dell’inchiesta “Nemea” emergeva la sua volontà di sostenere economicamente le spese legali del suo amico Giuseppe Soriano, figlio di Roberto Soriano, finito in carcere per la detenzione di armi e droga. 


«Esiste un’intercettazione in cui si evince – spiega Mancuso – che io offrivo a Leone Soriano una quota dei soldi che avanzavo da Peppe Soriano, tramite un’imbasciata con lo stesso Peppe. Avanzavo circa 7.000-8.000 euro dovuti alla vendita di marijuana. Si tratta della sostanza rinvenuta nel corso della perquisizione che è stata effettuata al momento dell’arresto di Giuseppe Soriano in flagranza: il resto dello stupefacente era stato fornito da altri. In particolare la cocaina da Pinnularu e l’eroina proveniva da Napoli ma non so indicarvi da quale consorteria». Da evidenziare che con l’appellativo di “Pinnularu” a Limbadi viene indicata la famiglia Ascone. 


«Altro motivo percui io offrivo questi soldi – dichiara Emanuele Mancuso – era per l’affetto fraterno che mi lega al mio amico Peppe Soriano, il quale aveva già affrontato la perdita del padre Soriano Roberto ucciso da Accorinti Giuseppe macinandolo con la fresa di un trattore. Peppe Soriano dopo aver perso il padre, stava per perdere anche lo zio Leone Soriano che lo aveva cresciuto: infatti sin da ottobre 2017 io avevo avvisato sia Peppe che la madre Silipigni Graziella che lo zio Leone doveva darci un taglio con le sue azioni estremiste poiché dopo la sua scarcerazione stava commettendo troppi attentati nei confronti di imprenditori legati o comunque protetti dalle cosche del Vibonese. Ciò aveva scatenato le varie cosche nei suoi confronti: per un verso la mia famiglia alleata ad Accorinti Giuseppe, per altro verso lo stesso Razionale Saverio vicino ai Fiarè - titolare occulto dell’esercizio commerciale Troni – e parente dello stesso Soriano perché suo nipote Prestanicola Alex è marito della figlia di Gaetano Soriano, mentre Prestanicola Andrea, fratello maggiore di Alex, è sposato con la figlia di Razionale Saverio». 


«Anche Prestanicola Alex - continua Emanuele Mancuso - in relazione all’attentato all’altro imprenditore Pasqua Romano si attivò tramite Razionale Saverio per ricomporre la situazione con Soriano Leone ma non ci riuscì». Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso spiega quindi che «lo stesso Leone Soriano era a conoscenza di questo pericolo per la sua incolumità, tanto da detenere costantemente una pistola calibro 9x21 che portava sempre con sé, anche quando andava a firmare in caserma e che teneva pure davanti alle figlie, in casa propria. La mia famiglia ha sfruttato la mia amicizia con Peppe Soriano per farmi fare la mediazione. Sia io che Peppe Soriano volevamo evitare che ci fosse una situazione di pericolo per Soriano Leone».


Di rilievo appare infine la circostanza che, secondo Emanuele Mancuso, Giuseppe Soriano avesse debiti anche con Giuseppe Accorinti, cioè con quello che il collaboratore indica come l’autore dell’omicidio del padre Roberto, “macinato con la fresa del trattore” nel 1996. Nell’interrogatorio del 10 luglio dello scorso anno, Emanuele Mancuso dichiara infatti che «Giuseppe Soriano aveva dei rapporti con Peppone Accorinti». 


«Non so dire esattamente di che natura fossero questi rapporti, posso però riferire di essere a conoscenza - spiega Emanuele Mancuso - dell’esistenza di un debito che Peppone Accorinti aveva nei confronti di Giuseppe Soriano di 7.000 euro che mi venne confermato anche dallo zio Leone Soriano. Non so se si trattasse di proventi estorsivi o se si trattasse di un debito per droga. Posso riferire che ho ritenuto si trattasse di un debito di droga. Peraltro io temevo per la vita di Giuseppe Soriano e sostenevo di non mandarlo da Peppone Accorinti per il debito che questi aveva con lui, perché temevo che gli potesse succedere qualcosa e gli tirassero quattro-cinque botte”, cioè lo facessero fuori. A sua volta, Leone Soriano – ad avviso di Emanuele Mancuso – stava preparando negli ultimi tempi un agguato nei confronti del boss Giuseppe Accorinti, con il benestare di soggetti riconducibili al “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia i cui nominativi sono ancora coperti da segreto investigativo. Da precisare che al momento a Giuseppe Accorinti non viene contestato dall’autorità giudiziaria l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Roberto Soriano.