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A nulla è valso il ricorso in Appello nell’interesse di Pasquale Gullo, avverso il provvedimento di confisca emesso dal tribunale di Catanzaro lo scorso febbraio 2017, nell’ambito di un procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione. Il collegio della corte d’appello di Catanzaro ha confermato in toto il provvedimento di primo grado, decretando la confisca di una villa realizzata da Gullo nella zona sud della citta’, un’autovettura intestata ad un prestanome e tutte le disponibilita’ finanziarie intestate a lui ed ai suoi familiari conviventi, il tutto per un valore complesssivo di € 250.000.
I legami con le cosche
Gullo e’ stato attinto dal predetto provvedimento poiche’ ritenuto esponente di spicco della cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri”. Ricordiamo che il procedimento in materia di misure di prevenzione a carico di Gullo e’ scaturito da un’informativa del nucleo mobile del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, sulla base della quale il procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri ed il sostituto procuratore Elio Romano hanno chiesto ed ottenuto il provvedimento ablatorio da parte del tribunale del capoluogo. Le indagini della Guardia di finanza hanno consentito di mettere ancora in luce la pericolosità sociale di Pasquale Gullo, la sua appartenenza alla citata ed agguerrita organizzazione ‘ndranghetistica e la dedizione del medesimo al compimento di gravi reati, dei cui proventi ha vissuto abitualmente, anche in modo agiato, per anni.
Le indagini della Finanza
Il sequestro in argomento e’ basato su indagini di polizia economico-finanziaria, istituzionalmente svolte dalla Guardia di finanza, tese ad aggredire i patrimoni illeciti conseguiti dagli appartenenti alla ‘ndrangheta, mediante i proventi delle svariate attivita’ criminali compiute negli scorsi anni.
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Infatti, i finanzieri lametini, dopo aver eseguito indagini di polizia giudiziaria finalizzate ad evidenziare gli aspetti criminali soggettivi del prevenuto, avevano concentrato l’attenzione investigativa sul patrimonio realizzato dal medesimo. I mirati accertamenti patrimoniali e reddituali delle fiamme gialle, condivisi dal procuratore della repubblica di Catanzaro, sono infatti riusciti a dimostrare che i beni confiscati sono di valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dall’indiziato. Nel corso dell’istruttoria la difesa ha prodotto ben due perizie tecniche redatte da noti professionisti, ma sia il tribunale di primo grado, sia la corte d’appello hanno ritenuto inconferenti ed insufficienti a scalfire le indagini della guardia di finanza.