Chi aspettava un nuovo presidente del Collegio ed un nuovo giudice a latere per il maxiprocesso Rinascita Scott – alla luce della recente decisione della Corte d’Appello di Catanzaro che ha ritenuto fondata la ricusazione dell’imputato Giuseppe Accorinti – è rimasto “deluso”. Alla ripresa oggi del maxiprocesso, il Tribunale collegiale di Vibo Valentia è stato infatti ancora presieduto dal giudice Brigida Cavasino, con a latere i giudici Gilda Romano e Claudia Caputo.

Cronologia degli eventi 

Il 10 agosto scorso la Corte d’Appello di Catanzaro, pronunciandosi in sede di rinvio ad opera della Cassazione, ha ritenuto che i giudici Cavasino e Romano abbiano già espresso un’anticipazione di giudizio nei confronti dell’imputato Giuseppe Accorinti di Zungri con il deposito delle motivazioni della sentenza contro il clan Soriano nata dalle operazioni denominata “Nemea-Rinascita Scott” (riunite in un unico procedimento). I due togati, non a caso, avevano infatti presentato nel marzo 2021 una richiesta di astensione dal maxiprocesso Rinascita Scott che era stata però respinta dal presidente del Tribunale di Vibo Valentia (giudice Di Matteo) e poi anche dalla Corte d’Appello di Catanzaro (presidente De Franco) che avevano ritenuto i due giudici in condizioni di terzietà ed imparzialità nel celebrare il maxiprocesso Rinascita Scott. La decisione della Corte d’Appello (presa il 9 giugno 2021) di respingere la ricusazione presentata da Giuseppe Accorinti contro i due giudici era stata però annullata con rinvio dalla Cassazione il 12 gennaio ed il 10 agosto scorso la Corte d’Appello di Catanzaro ha quindi accolto la ricusazione dei due giudici dichiarando l’inefficacia di tutti gli atti a contenuto probatorio compiuti nel maxiprocesso dai due togati Brigida Cavasino e Gilda Romano a partire dalla data del 5 marzo 2021 (data di deposito della sentenza Nemea) nei confronti di Giuseppe Accorinti.

In sostanza, tutte le prove assunte nel processo Rinascita Scott nei confronti di Giuseppe Accorinti dopo il 5 marzo 2021 (il maxiprocesso è iniziato a gennaio 2021) sono inefficaci.

Provvedimento di stralcio per Accorinti

Alla luce della decisione della Corte d’Appello, stamani il Tribunale collegiale di Vibo Valentia – presidente Brigida Cavasino, a latere i giudici Gilda Romano e Claudia Caputo – dopo l’elenco degli imputati e la costituzione delle parti hanno letto un provvedimento di stralcio della posizione di Giuseppe Accorinti, separandola quindi da quella di tutti gli altri imputati. Un provvedimento adottato dal Collegio senza però prima aver fatto interloquire le parti – accusa e difesa – sullo stesso, tanto che dopo gli interventi di alcuni difensori (avvocati Francesco Sabatino e Daniela Garisto per Accorinti e altri legali), il Collegio è ritornato sui propri passi. 

Il ritiro dello stralcio

Il Tribunale collegiale, quindi, resosi conto dell’errore ha in udienza ritirato il precedente provvedimento di stralcio facendo interloquire sullo stesso i difensori e poi l’ufficio di Procura distrettuale rappresentato dai pm Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso. Chiare le posizioni: per i difensori (avvocati Francesco Sabatino, Daniela Garisto, Diego Brancia, Giuseppe Bagnato, Giuseppe Di Renzo, Alessandro Diddi, Luca Cianferoni, Paride Scinica, Guido Contestabile, Enzo Galeota, Salvatore Staiano, Francesco Manti, Giuseppe Spinelli), il Tribunale già nell’udienza odierna non avrebbe potuto disporre alcun provvedimento alla luce della decisione della Corte d’Appello su Accorinti (impugnata comunque dalla Procura generale) ed in ogni caso lo stesso stralcio dovrebbe avere effetti diretti su tutti gli altri imputati essendo il reato di associazione mafiosa un reato a “concorso necessario”.

I difensori hanno avuto “gioco facile” a far notare al Tribunale collegiale che lo stralcio della sola posizione di Giuseppe Accorinti non risolve il problema  perché i giudici nella sentenza Nemea hanno già messo nero su bianco alcuni dati di fatto: che Accorinti è un boss a capo del locale di ‘ndrangheta di Zungri, quando invece l’accertamento giudiziario su tale aspetto tocca unicamente al maxiprocesso Rinascita Scott accertarlo; che Accorinti si è contrapposto negli anni ad altri clan (la consorteria dei Soriano di Filandari nel caso specifico); che il locale di ‘ndrangheta di Zungri esiste. Una situazione che rende i giudici non imparziali, ad avviso dei difensori e non solo (leggasi Corte d’Appello di Catanzaro e Cassazione), dovendo unicamente stabilire nel maxiprocesso Rinascita Scott quali imputati fanno parte di un locale di ‘ndrangheta che i giudici ritengono già esistente (quello di Zungri guidato da Accorinti), quando invece proprio al maxiprocesso Rinascita Scott doveva essere demandato l’accertamento giudiziario sull’esistenza o meno di tale struttura di ‘ndrangheta.
C’è poi tutta la problematica inerente i reati – oltre a quello di associazione mafiosa che presuppone un “concorso necessario” – diversi da quelli associativi (estorsione, armi, ecc.) in cui Giuseppe Accorinti risponde in concorso con altri imputati. Chiara l’ottica dei difensori: lo stralcio della sola posizione di Giuseppe Accorinti non risolve il problema della ricusazione, quanto meno per tutti gli imputati accusati di far parte del locale di ‘ndrangheta di Zungri. Oltre a ciò non bisogna dimenticare che la principale imputazione mossa in Rinascita Scott a Giuseppe Accorinti è quella di essere – insieme a Luigi Mancuso, Saverio Razionale e Rocco Anello – uno dei quattro capi di tutta la ‘ndrangheta vibonese, intesa – per l’accusa – come struttura unitaria. Da qui l’invito dei difensori ai due giudici Brigida Cavasino e Gilda Romano ad astenersi, pena delle nuove istanze di ricusazione presentate dalle difese degli imputati.

I due giudici dichiarano di aver presentato richiesta di astensione

È a questo punto, però, che le cose si complicano ulteriormente. I due giudici, nonostante la volontà di stralciare la posizione di Giuseppe Accorinti per sanare ogni loro incompatibilità e proseguire quindi nella celebrazione di Rinascita Scott, hanno al contempo informato in aula difensori e Procura di aver già presentato altra istanza di astensione dal maxiprocesso non ritenendosi quindi super partes. Più precisamente, il giudice a latere Gilda Romano nei confronti di tutti gli imputati del maxiprocesso, il giudice Brigida Cavasino nei confronti solo di tre imputati alla luce delle motivazioni della sentenza Nemea. Com’è possibile, dunque, che due dei tre giudici che hanno emesso la medesima sentenza Nemea (Cavasino e Romano) si dichiarano una incompatibile con la posizione di tutti gli imputati (il giudice Romano) ed una (la dottoressa Cavasino) solo nei confronti di tre imputati? Ma vi è di più: che senso ha stralciare la posizione di Giuseppe Accorinti se i due giudici hanno al contempo presentato una nuova richiesta di astensione che sarà ancora una volta il presidente del Tribunale (Antonio Di Matteo) a dover valutare? Decisioni ai più apparse incomprensibili e sulle quali si sono registrati gli interventi di accusa e difesa. 

La posizione della Procura

Per la Dda di Catanzaro – rappresentata oggi in aula dai pm Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso – il provvedimento di stralcio della posizione del solo Giuseppe Accorinti permetterebbe al maxiprocesso di andare avanti con lo stesso Collegio. I due rappresentanti della pubblica accusa hanno infatti sostenuto che la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro sulla ricusazione interessa il solo imputato Giuseppe Accorinti e non tutti gli altri imputati. Resta in ogni caso la nuova richiesta di astensione dei due giudici di cui dover tenere conto.

La posizione di Luigi Mancuso

Che il maxiprocesso rischia di incalanarsi però in un binario “morto”, con il pericolo di esporlo a future nullità di quasi tutti gli atti, è più che una preoccupazione. A giorni, infatti, la Corte d’Appello di Catanzaro dovrà pronunciarsi sulla ricusazione presentata anche dall’imputato Luigi Mancuso nei cui confronti la Cassazione ha annullato con rinvio la decisione – al pari di Accorinti – di altra sezione della Corte d’Appello di respingere la ricusazione presentata nei confronti dei giudici Cavasino e Romano. Non occorre essere Carnelutti o “geni” del diritto per prevedere che anche la nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro accoglierà la ricusazione presentata da Luigi Mancuso ed a quel punto si apriranno gli stessi ed identici problemi registrati oggi con Accorinti: lo stralcio della posizione di Luigi Mancuso con tutti gli aspetti giuridici del caso. Luigi Mancuso è infatti il principale imputato del maxiprocesso Rinascita Scott ed averlo già indicato nella sentenza Nemea quale boss a capo della nuova struttura di ‘ndrangheta del Vibonese quanto influisce sulla serenità ed imparzialità degli stessi giudici nei giudicare i compiutati di Mancuso? Un “pasticcio” giuridico, insomma, che si sarebbe potuto – e dovuto – evitare se nel marzo del 2021 la prima richiesta di astensione dei due giudici Cavasino e Romano fosse stata accolta da chi di competenza.

Il rischio di scarcerazioni

Ricordiamo che a dicembre 2023 scadono i termini massimi di custodia cautelare per tutti i detenuti di Rinascita Scott. Se entro tale data il Tribunale collegiale di Vibo Valentia non avrà emesso la sentenza, gli stessi andranno liberi per scadenza dei termini massimi di detenzione. Esattamente come accaduto con il processo “Costa Pulita” contro i clan di Briatico e Parghelia dove – a fronte di un’operazione scattata nell’aprile 2016 – ancora è in corso il primo grado di giudizio con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia mentre quello di appello con rito abbreviato (qui le motivazioni della sentenza sono state depositate dal gup distrettuale dopo quasi due anni dal verdetto) è in corso dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro.

Stralciato Accorinti

Dopo una camera di consiglio, il Tribunale collegiale ha quindi deciso di stralciare dal maxiprocesso Rinascita Scott la posizione dell’imputato Giuseppe Accorinti. I giudici hanno quindi rinviato l’udienza al 7 settembre prossimo in attesa che il presidente del Tribunale di Vibo Antonio Di Matteo decida sulla nuova richiesta di astensione presentata dai giudici Brigida Cavasino e Gilda Romano.