L’autore di Terroni sul maxi procedimento che si sta tenendo a Lamezia Terme. In una video-intervista a LaC News24 la solitudine del procuratore Gratteri e il possibile riscatto della Calabria
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«È impressionante il silenzio dell’informazione nazionale sul più importante processo di sempre contro la ‘ndrangheta». Pino Aprile, il papà di Terroni, parla da meridionale più che da meridionalista, convinto che sia la conoscenza dei mali profondi del Sud il primo passo per combatterli. «Posso fare un parallelo con il processo Aemilia al gruppo Grande Aracri – rammenta – dove non c’è stata pubblicità alcuna a livello nazionale e dove ci sono stati più di duecento condannati». Un silenzio che si ripete - spiega il giornalista e scrittore pugliese – con Rinascita Scott, alla cui istruttoria il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ed il suo pool hanno attribuito un significato metaforico, quello dell’impegno degli apparati investigativi dello Stato contro il crimine organizzato.
Aprile, si ricorderà, fu tra i promotori della grande manifestazione di vicinanza al procuratore Gratteri ed al suo ufficio che portò in piazza Matteotti, a Catanzaro, davanti agli uffici della Direzione distrettuale antimafia, centinaia di cittadini provenienti da tutta la regione. Un remake dell’iniziativa che il 24 dicembre 2019, cinque giorni dopo il maxiblitz dei carabinieri che cinsero d’assedio la provincia di Vibo Valentia e diverse eclave in tutto il Paese, vide duemila persone radunarsi per applaudire l’Arma davanti alla sede del comando provinciale. Oggi, l’autore di Terroni, Giù al Sud, Il male del Nord, Il Sud Puzza, Carnefici, Tu non sai quanto è ingiusto questo paese, s’interroga anche sulla natura delle misure restrittive della cronaca giudiziaria adottate dal Tribunale di Vibo Valentia che presiede il maxiprocesso che si celebra nell’aula bunker di Lamezia Terme: «Io da cittadino mi chiedo “È sbagliato che tutti gli altri processi vengano ripresi? Se è sbagliato perché lo fanno? Oppure è sbagliato che un processo venga oscurato?”.
Il Tribunale di Rinascita Scott, dopo aver disposto, all’avvio del dibattimento, il divieto assoluto alle riprese delle udienze, ha rivisto parzialmente la sua decisione, autorizzando le riprese audiovisive, che potranno essere pubblicate però solo dopo la lettura della sentenza, mentre per la redazione di «brevi» servizi di cronaca potranno essere utilizzate nell’immediato solo le immagini e non l’audio. Una sorta di diritto di cronaca annacquato, come denunciato dall’Unione nazionale dei cronisti italiani, alle cui osservazioni Pino Aprile si associa con determinazione. Lo spiega chiaramente in una video-intervista alla redazione di LaCNews24, nella quale racconta anche della «solitudine» del procuratore Gratteri ma anche come, attingendo alle sue straordinarie risorse, la Calabria abbia in sé i germogli del suo riscatto.