Riparte, esaurita la breve pausa estiva, il maxiprocesso Rinascita Scott, con la prosecuzione dell’esame, ad opera del pubblico ministero Andrea Mancuso, del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena. L’udienza ha però un prologo inatteso con un doppio colpo di scena. Inizia con la comunicazione – da parte del presidente del collegio giudicante Brigida Cavasino – della rinuncia dell’avvocato Salvatore Staiano alla difesa di Giancarlo Pittelli, noto penalista ed ex parlamentare della Repubblica, tra gli imputati chiave del procedimento in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme. Staiano, che finora ha assistito Pittelli unitamente al collega Guido Contestabile, è stato peraltro finora assoluto protagonista di uno dei momenti salienti del maxiprocesso, ovvero il controesame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, tra le principali carte della pubblica accusa. I motivi della rinuncia non sono stati resi noti. Ma l'ennesimo colpo di scena non si è fatto attendere, Pittelli ha infatti rinominato Staiano come suo difensore.

L'esame di Bartolomeo Arena

Riprende così, dopo il colpo di scena iniziale, l’esame, durante il riconoscimento fotografico, Arena identifica per primo Luigi Vitrò detto Gino Occhi ’i Gattu, «mio amico d’infanzia, con il quale abbiamo un comparaggio e fatto diverse cose insieme, droga, usura e traffico d’armi. È un contiguo – specifica Arena – al clan Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio. Negli anni 2000 ha partecipato ad operazioni di narcotraffico con il gruppo di Vincenzo Barbieri. Più recentemente con persone di Mileto già coinvolte nell’operazione Stammer». Il collaboratore inserisce Vitrò in un circuito estorsivo in danno di commercianti cinesi, vittime peraltro di diversi danneggiamenti e intimidazioni. L’argomento registra l’opposizione degli avvocati Paride Scinisca e Sergio Rotundo, che contestano come i fatti narrati fossero già stati esplorati nelle udienze di luglio dal pm Annamaria Frustaci.

Le foto segnaletiche delle donne

Nuovo album fotografico, a questo punto, per Bartolomeo Arena, che riconosce Cinzia De Vito, «compagna di un nostro amico, Mirko Lagrotteria». La donna, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stata coinvolta, unitamente al compagno, nella «cessione di alcune armi a soggetti pregiudicati». A seguire il pentito riconosce Carmela Cariello, «moglie di Vincenzo Pontoriero, che lavora al Tribunale di Vibo Valentia». Arena racconta di essersi rivolto proprio a lei, «su suggerimento del mio avvocato, Vito Pitaro», per accelerare una «omologa che interessava una causa intentata da mia sorella. L’omologa arrivò – precisa il dichiarante – ma non so se ci è stato o meno un suo intervento». A seguire, pur senza saperne indicare il nome, individua la «moglie di uno dei cugini di Francesco e Giuseppe Fortuna di Sant’Onofrio». La donna, secondo il pentito, sarebbe stata coinvolta nel favoreggiamento alla latitanza di Francesco Fortuna «quando fu trovato con la figlia del presidente della Provincia Bruni nella casa di alcuni parenti». Arena identifica poi Paola De Caria «madre di Salvatore Mazzotta di Pizzo, che si occupava di ittica, sicuramente sapeva degli affari illeciti del figlio, del quale veicolava i messaggi quando lui era detenuto, come appresi da Francesco Antonio Pardea».