In aula il collaboratore si è soffermato sul ruolo degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta “Petrol mafie” e sul legame con diversi clan del Vibonese e dell’intera Calabria
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Si è soffermato sulle figure dei fratelli Antonio e Pino D’Amico di Piscopio, di recente arrestati nell’operazione “Petrol mafie”, detta anche “Rinascita Scott 2”, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Deponendo nel maxiprocesso Rinascita Scott, Mantella ha delineato le figure dei due imprenditori attivi nel settore dei petroli.
«Pino D’Amico e Antonio D’Amico con la loro Dmt Petroli sono da sempre sponsorizzati da quasi tutta la ‘ndrangheta in quanto loro stessi mafiosi – ha riferito Mantella rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo -. Io conosco Pino D’Amico sin dall’infanzia, tanto che andavamo pure a mare insieme, e l’ho frequentato anche all’interno della sua azienda, la Dmt Petroli. Sono stato più volte a pranzo dai D’Amico e gli ho regalato pure due cavalli. I D’Amico erano amici con i De Stefano-Tegano di Reggio Calabria, con gli Alvaro di Sinopoli ed i Mancuso di Limbadi. Il suocero di Pino D’Amico – ha riferito il collaboratore – è Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata, capo del vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio e storicamente legatissimo ai Mancuso. I D’Amico rifornivano di carburanti anche i mezzi impegnati nei lavori sull’autostrada e per il tratto nei pressi dello svincolo di Sant’Onofrio erano sponsorizzati dai Bonavota, mentre per il tratto delle Serre i D’Amico erano sponsorizzati da Damiano Vallelunga e dagli Emanuele. I fratelli D’Amico sono pure venuti a Villa Verde, a Cosenza, a farmi visita quando ero lì agli arresti domiciliari. Anche a me personalmente – ha aggiunto Mantella – i D’Amico hanno fornito gratis la benzina per i miei mezzi, oltre ad una somma di denaro a titolo di amicizia. Salvatore Morelli del mio gruppo, affidato in prova una volta scarcerato, aveva ottenuto un lavoro alla Dmt Petroli. Posso dire – ha continuato il collaboratore – che Pino D’Amico era uno dei nostri, faceva parte della ‘ndrangheta con la dote della Santa, e spesso pranzava insieme a Domenico Cugliari di Sant’Onofrio, detto Micu i Mela. Lo stesso D’Amico aveva rapporti diretti con diversi clan ed era sponsorizzato pure dai Pesce di Rosarno, dai Piromalli di Gioia Tauro, dai Fiarè e da Razionale di San Gregorio d’Ippona».
Su domanda del pm Antonio De Bernardo, il collaboratore ha poi spiegato che «i D’Amico avevano rapporti e si conoscono bene con Giovanni e Pietro Giamborino e con gli altri Giamborino. Erano legati da rapporti di amicizia ed affari». Chiede il pm a Mantella: «Ma i Giamborino erano consapevoli del ruolo dei D’Amico?». Risposta del collaboratore: «I Giamborino erano a conoscenza del ruolo mafioso dei D’Amico perché anche loro sono mafiosi e facevano parte del vecchio locale di Piscopio guidato da Fiore Giamborino». Dei Giamborino, Andrea Mantella ha poi riconosciuto in foto «Michele Giamborino, fratello di Giovanni, che faceva usura e reati con le armi. È stato sistemato alla Proserpina, la società della spazzatura – ha riferito il collaboratore – grazie al cugino politico Pietro Giamborino». Su Francesco Giamborino «detto Trappula – ha concluso Mantella – posso dire che è un altro fratello di Giovanni e Michele e si dedicava all’usura ed alle armi».