Si tratta di testimonianze ritenute dagli inquirenti attendibili. Potrebbero chiarire diversi affari illeciti realizzati da Pizzo a Briatico, da Zungri, Cessaniti e Zambrone, non escludendo la stessa Vibo Valentia
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Promettono nuovi ed importanti sviluppi le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, Giuseppe Comito, 44 anni, alias “Peppe U Canna”, di Vibo Marina. Lo afferma a chiare lettere la Dda di Catanzaro nella richiesta di custodia cautelare dell’operazione antimafia “Rinascita-Scott”. «Sebbene la redazione dei verbali di collaborazione è in corso di pieno svolgimento – rimarca la Procura distrettuale – tuttavia Giuseppe Comito ha già dimostrato di poter riferire in merito alte vicende criminose di cui ha diretta conoscenza, con connotati di attualità, genuinità, novità, intrinseca attendibilità ed estrema completezza. Inoltre ha già offerto i primi specifici elementi a riscontro del materiale probatorio emerso da precedenti indagini, oltre ad avere fornito spunti investigativi per successivi approfondimenti».
Chi è Giuseppe Comito
Giuseppe Comito è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione nel processo “Gringia” per concorso nell’omicidio di Francesco Scrugli, ucciso nel quartiere Pennello a Vibo Marina nel marzo 2012 dal clan Patania di Stefanaconi, e per il ferimento nella stessa occasione di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato.
I legami con gli Accorinti
Comito ha iniziato la sua frequentazione con Antonino Accorinti di Briatico (in foto)– condannato a 14 anni ed 8 mesi nel processo in abbreviato dell’operazione “Costa Pulita” quale vertice dell’omonimo clan – per ragioni lavorative nel 2001.
Sarebbe stato Nazzareno Colace di Portosalvo (pure lui condannato a 14 anni in “Costa Pulita” e marito della cugina della madre di Comito) a presentare Giuseppe Comito a Nino Accorinti. Successivamente, sempre alle dipendenze di Nino Accorinti, Giuseppe Comito ha avviato la propria attività delinquenziale con un ruolo «quanto mai attivo, specialmente – sottolinea la Dda – in ordine a delitti contraddistinti da elevata carica di violenza, anche con uso di anni».
Il ruolo di Pantaleone Mancuso
«So che su Zambrone e Zungri – ha dichiarato Comito – opera il gruppo criminale facente capo a Peppe Accorinti che ha un fratello che si chiama Pietro e che è un parente di Nino Accorinti di Briatico. Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni era in buoni rapporti con Peppone Accorinti il quale a sua volta buoni rapporti anche con gli Anello, i Vallelunga, con Pasquale Quaranta, con Nazzareno Colace, con i Bonavita di Briatico ed i Bonavota di Sant’Onofrio. I rapporti tra Peppone Accorinti e Pantaleone Mancuso Scarpuni sono ottimi, ma di tipo diverso rispetto a quelli che ci sono tra Scarpuni e Nino Accorinti, nel senso che Peppone Accorinti ha un suo gruppo, pur riconoscendo l’autorità di Mancuso. Le notizie che riferisco su Zungri – spiega Comito – le ho apprese da Nino Accorinti oltre che direttamente, operando nell’interesse del suo gruppo».
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Relativamente agli appartenenti alla consorteria criminale capeggiata da Giuseppe Accorinti, alias “Peppone”, il collaboratore Giuseppe Comito ha indicato e riconosciuto in foto Gregorio Niglia, “figlio di Pino il cane”, quale uomo di fiducia di Peppone Accorinti, che aveva anche il compito di portare le ambasciate per suo conto o di cui ne era destinatario lo stesso Accorinti. Tra i soggetti di interesse investigativo il collaboratore Giuseppe Comito ha riconosciuto in foto anche Antonio Vacatello, Francesco Giuseppe Niglia di Briatico (cl. ’48, detto “Pino il Cane”), Francesco Barbieri di Pananconi di Cessaniti (in foto).
«Ciccio Barbieri – ha dichiarato il collaboratore – è organico al gruppo criminale di Peppone Accorinti e molto amico di Pino Bonavita. Il legame criminale fra Peppone Accorinti con Francesco Barbieri era un fatto notorio all’interno del mio gruppo».
Le dichiarazioni del pentito
Allo stato «ed in attesa delle opportune verifiche già in corso, le dichiarazioni appaiono prima facie assolutamente attendibili in quanto – sottolineano sia la Dda che il gip distrettuale – provenienti da soggetto che è stato inserito nei circuiti delinquenziali vibonesi sin da periodo risalente.
Esse appaiono di notevole importanza per lo sviluppo delle indagini ed ai fini del giudizio del dibattimento Costa Pulita in corso dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, oltre che per le attività di investigazione sulle connotazioni strutturali, le dotazioni di anni, esplosivi o beni, le articolazioni e i collegamenti interni o internazionali delle organizzazioni criminali di tipo mafioso con particolare, ma non esclusivo, riguardo al gruppo facente capo agli Accorinti di Briatico e sugli obiettivi, le finalità e le modalità operative di tali organizzazioni».
Le dichiarazioni di Giuseppe Comito potrebbero quindi permettere agli inquirenti di gettare un “fascio di luce” su diversi affari illeciti, da Pizzo a Briatico, da Zungri e Cessaniti sino a Zambrone, non escludendo la stessa Vibo Valentia ed i collegamenti con il “locale” di ‘ndrangheta di Limbadi. Che l’inchiesta “Rinascita-Scott” o la stessa “Costa Pulita” siano del resto solo la prima parte di un lavoro investigativo molto più complesso, e che potrebbe presto portare a nuovi sviluppi, appare più che probabile dalla stessa lettura delle due inchieste. Non resta dunque che attendere.