Il procuratore di Catanzaro prende la parola alla fine dell’udienza di oggi denunciando il doppio incarico di molti tecnici addetti alla trascrizione delle intercettazione
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«Non avevano tempo per le trascrizioni di Rinascita Scott, chiedevano una proroga dei termini per il deposito delle intercettazioni, ma contestualmente accettavano addirittura l’incarico da parte delle difese degli imputati. E quindi ci ritroviamo con periti che sono al tempo stesso incaricati dal Tribunale ma anche di alcuni imputati». Gela l’aula il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che interviene a conclusione dell’ultima udienza del maxiprocesso.
Svela un paradosso che lascia di stucco l’intera aula bunker. Il procuratore capo spiega pure come uno dei componenti del collegio peritale incaricato dal Tribunale, Francesco Maria Nardone, sia stato perfino sorpreso al bar con uno degli imputati, Mario Artusa, dal pm Anna Maria Frustaci, che ha prodotto al riguardo anche una relazione di servizio. Ad “inguaiare” altri periti, in particolare, i post di «tale Antonio Elia» - parole di Gratteri - legato da un rapporto di collaborazione professionale con Walter Vercillo. Sui social network pubblicava con foto non solo negli uffici della Procura di Catanzaro ma anche nella stessa aula bunker. Emergeva come gli stessi post pubblicizzassero anche gli incarchi ricevuti dalle difese e l’intesa con alcuni difensori.
Il Tribunale, come da richiesta dell’ufficio di Procura, ha convocato per il 5 luglio tutti i periti citati, affinché siano sentiti nel contradditorio delle parti. Ha inoltre disposto una integrazione del numero dei periti. «Fino a venti nuovi periti», ha chiesto Gratteri, affinché si recuperi il tempo perduto.