«Sui processi di mafia si fa il gioco delle tre carte, dato che gli imputati di mafia sono sempre detenuti, ci sono già le norme che prevedono una corsia preferenziale. In tanti anni, non ho mai visto un processo per mafia che sia durato in appello oltre due anni, cioè il tempo della custodia cautelare».

A sottolinearlo, in un'intervista a “La Stampa”, è il presidente dell'Unione camere penali, Giandomenico Caiazza. L'avvocato considera il meccanismo della nuova prescrizione processuale «un'innovazione giuridica di cui non si sentiva la necessità. Peraltro nemmeno era tra le bozze della commissione dei saggi. Di sicuro non è una nostra proposta; noi avremmo preferito il meccanismo della legge Orlando, con le sospensioni da riconteggiare in caso di sforamento dei tempi, che faceva da pungolo per il giudice, e non rappresentava una morte del procedimento».

Il presidente puntualizza il bisogno di investimenti per velocizzare i processi: «Se davvero arriveranno i rinforzi promessi, il nuovo personale di cancelleria, gli investimenti sugli edifici e sull'infrastruttura digitale, allora certi tempi morti potranno essere superati». La riforma della giustizia proposta del Governo, e soprattutto il nuovo meccanismo della prescrizione, è osteggiata con forza dall’Anm e dai magistrati più in vista in Italia, tra i quali il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e quello della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.