Bocche cucite, con riferimento alle cosiddette impressioni che di solito si danno magari anche in ossequio alla strategia processuale, dopo le udienze di stamani (blindatissime per ragioni di Covid e forse anche di opportunità) sui ricorsi contro i presunti casi di ineleggibilità in consiglio regionale in virtù dell’incompatibilità fra alcune funzioni apicali svolte nella pubblica amministrazione e il ruolo di candidato nello stesso territorio. Cause, ed è questa la notizia sostanziale di oggi, che sono state trattenute per la decisione con termini relativi ad eventuali note integrative delle parti coinvolte fissati per il prossimo 10 febbraio.

All’esame del Tribunale, come noto, vi erano stamattina quattro delle cinque posizioni complessive oggetto di contestazione, considerato come quella della pentastellata Alessia Bausone contro Francesco Afflitto nella Circoscrizione Centro fosse già stata invece aggiornata al 9 di febbraio nei giorni scorsi (a seguito dell’accoglimento dell’istanza di legittimo impedimento, dovuta alla positività al Coronavirus, dei legali del consigliere in carica).

Circostanza che ha messo quindi al vaglio dei giudici aditi quanto eccepito dai ricorrenti Antonello Talerico e Silvia Parente nelle file di Forza Italia nei confronti degli eletti Michele Comito e Valeria Fedele, sempre nel collegio di Catanzaro-Crotone-Vibo; dal grillino Annunziato Nastasi sull’ex candidata alla presidenza della Regione del centrosinistra (divenuta nel frattempo capogruppo del Misto) Amalia Bruni, e da Stefano Princi, il quale ha contestato il mandato di Giuseppe Gelardi nella Lega invece nel collegio Sud così come, infine, da Pietro Molinaro, che ritiene di dover prendere il posto di Simona Loizzo nell’area Nord.

Difficile dire, tuttavia, come andrà a finire, anche valutando quanto affermato - con un commento del tutto ufficioso e confidenziale - da uno dei legali coinvolti nella disputa. «Fare previsioni o emettere giudizi prematuri, che sarebbe già di per sé sbagliato quando si tratta di una materia complessa qual è la Giustizia, diventa ancor più aleatorio in un frangente in cui l’organo giudicante si trova a dover esaminare una questione con cui ci si confronta molto di rado. Magari ogni cinque anni, in occasione appunto delle elezioni. E neanche ogni volta che si vota, per giunta. Stiamo allora ad aspettare e vediamo cosa succede».

E sì, perché è solo attendendo qualche settimana che si potrà capire se a partire dalla Bruni (peraltro unica a presenziare all’udienza fra i supposti ineleggibili vittoriosi alla tornata dello scorso inizio ottobre, rispetto a cui i difensori eccepiscono anche un difetto di legittimazione ad agire di Nastasi in quanto a loro avviso chi la sostituirebbe, se decaduta, sarebbe Luigi de Magistris. Eccezione però contestata dai colleghi della controparte secondo i quali la legittimazione nella fattispecie sarebbe in capo a ogni cittadino) ci saranno le condizioni per un ribaltamento dell’esito del voto relativo a un numero di pretendenti a entrare nell’assise di Palazzo Campanella nient’affatto trascurabile. Che nella maggior parte dei casi riguarda chi ora ha rotto con i vertici dei partiti o movimenti di cui erano espressione in campagna elettorale. E che, per la maggioranza dei diretti interessati, potrebbe far rima - una volta entrati nell’assemblea dell’Astronave - con un’adesione al Misto. Gruppo che, però, a quel punto potrebbe non avere più il suo capo: la Bruni, come premesso. Comunque sia, fra gli elementi non trascurabili delle udienze odierne la presentazione di una determina asseritamente firmata dal forzista Comito, nella sua qualità di dirigente medico, l’8 settembre e quindi 5 giorni dopo i 30 antecedenti alle Regionali che la legge ad hoc (da interpretare per valutare l’ineleggibilità) prevede per il collocamento in aspettativa appunto per talune categorie dirigenziali.