Riace, conosciuta in Italia e nel mondo, come “il paese dell’accoglienza”, non farà più parte della Rete dei comuni solidali. Lo riferisce in una nota stampa lo stesso Recosol specificando: «Gli enti che intendono aderire all’associazione portano avanti concetti di solidarietà in modo concreto. Non esistono “convenzioni” stipulate con i Comuni a meno di entrare in un progetto specifico. La quota di adesione come scelta politica – aggiungono - è stata fin dalla sua fondazione “simbolica”: 50 euro per i comuni con meno di cinquemila abitanti e 100 euro per quelli più grandi».

 

Il legame fra gli associati «si fonda su relazioni, attività sul territorio, progetti, comportamenti etici che dovrebbero appartenere ad un normale stile di vita qualunque appartenenza politica si abbia». Nel corso del tempo, Recosol non ha più consentito l’adesione a comuni che per esempio discriminavano i bambini nelle mense scolastiche: «La Rete – si legge ancora nel comunicato - ha seguito tutto il progetto di Riace fin dal primo mandato di Domenico Lucano nel 2004, per quindici anni è stata attiva e presente. Non è stato possibile continuare con l’attuale amministrazione per i fatti ben noti diventati di pubblico dominio nazionale».

 

«Tuttavia- conclude il coordinamento - dato che Recosol ha una finestra di adesioni e attività aperte con le associazioni che vogliano aderire, sarà mantenuto un presidio attivo sul territorio anche per permettere la realizzazione del prestigioso premio in denaro che verrà consegnato in novembre dall’Accademia dei Lincei proprio per Riace».

 

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