il vicepresidente nazionale dell'Aaroi Emac Domenico Minniti invia una lettera alle testate giornalistiche in cui si censurano le modalità con le quali si è proceduto: «Le responsabilità non sono mai del singolo ma di tipo manageriale»
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«Egregio direttore, quello che sta accadendo all’Annunziata di Cosenza ha, a dir poco, del paradossale». Inizia così la missiva che il vicepresidente nazionale dell'Aaroi Emac, nonché presidente della sezione Calabria, Domenico Minniti ha inoltrato alle testate giornalistiche per censurare la revoca dell'incarico di direttore del dipartimento Emergenza Urgenza dell'azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza.
«Non basta (immagino almeno per il momento) che con metodi poco ortodossi - si legge - non certo quelli della vigente normativa contrattuale, si sia revocato un incarico di direttore di dipartimento ad un professionista cui erano state lasciate in eredità macerie tra le quali dover scavare a mani nude e le valutazioni del cui operato erano state positive».
«Non basta che non si sia tenuto conto del fatto che qualora le criticità dei pronto soccorso e dei dipartimenti di Emergenza-Urgenza si limitassero alla sola Annunziata, il nostro sistema sanitario nazionale sarebbe il fiore all’occhiello del Paese. E probabilmente non troveremmo telegiornali ed edicole pieni zeppi, ogni santo giorno che Dio manda in terra, di drammatiche notizie - provenienti anche dalle regioni cosiddette “virtuose” – che descrivono tutti i pronto soccorso in evidente affanno, strutturale e funzionale».
«Con storie di pazienti che stazionano sulle barelle quando non addirittura sui pavimenti (valgano per tutte le recenti immagini – poco più di una settimana fa - dell’Ospedale S. Andrea di Roma). Non basta ancora che ci si ostini ad immaginare di poter organizzare le nozze con i fichi secchi, salvo pretendere che le responsabilità del fallimentare pranzo nuziale debbano essere ascritte ad un singolo».
«Non bastasse tutto questo, dovrebbe essere lapalissiano, per chi si dovrebbe occupare di attività sindacale con competenza e conoscenza, che siffatte responsabilità siano inequivocabilmente di tipo manageriale, multidisciplinare e multiprofessionale, prim’ancora che del singolo lavoratore, ancorché alto dirigente dell’azienda».
«Ma che il tutto avvenga con l’avallo delle principali organizzazioni sindacali della dirigenza Area Sanità è il fatto più sorprendente. Non è questa la sede naturalmente per ricordare a chi, nel rispetto dell’etimo greco del termine “sindacato” avrebbe tra i propri compiti istituzionali, ben precise funzioni di controllo».
«Che magari avrebbe avuto l’obbligo, prim’ancora di esprimere giudizi sommari, di analizzare azioni e decisioni delle direzioni strategiche via via succedutesi nel tempo, del collegio di direzione, del collegio dei sanitari, dell’organismo paritetico, dei dirigenti sovra- e sotto-ordinati al direttore del dipartimento. È però certo la sede dove è cogente sottolineare come, prima di puntare il dito contro un lavoratore, laddove si possa peraltro immaginare la lesione di un suo diritto, sarebbe il caso di astenersi da qualunque tipo di parere».
«E questo, innanzitutto per evitare di stravolgere la mission sindacale, a meno che non si intenda quest’ultima come un qualsiasi hobby per ingannare il proprio tempo libero, nel qual caso sarebbe sicuramente preferibile dedicarsi ad altro, ma anche e soprattutto per non essere proprio noi a fomentare quella triste ricerca di presunti colpevoli da dare in pasto all’opinione pubblica, noncuranti del danno all’immagine procurato ai professionisti».