Il bambino, 40 anni fa, fu ucciso da una pallottola vagante durante una sparatoria. La famiglia: «Azione compiuta in una zona videosorvegliata e presidiata dall’esercito»
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«Mi chiedo come sia possibile che l’atto vergognoso di rompere la teca in memoria di mio figlio sia stato posto in essere tra il tribunale e la procura, zona sottoposta a impianti di videosorveglianza e presidiata dall’esercito, senza che nessuno se ne accorgesse e senza che nessuno intervenisse. Un gesto che offende la memoria di mio figlio, rimasto ucciso quando era solo un bambino in circostanze violente e che evidenzia un grave clima di indifferenza».
Lo sdegno è di Pietro Canonico, padre del piccolo Gianluca Canonico, la cui vita fu stroncata dalla violenza di una pallottola vagante che lo colpì alla testa nel luglio del 1985, nel rione Pescatori di Reggio Calabria. Aveva soltanto dieci anni e stava giocando sul pianerottolo con tutti i suoi sogni ancora da realizzare. A quello di fare il pilota era stata dedicata la teca in questi giorni danneggiata.
La zona videosorvegliata e presidiata dall’esercito
«Da qualche anno non vivo più a Reggio. Sono stato avvisato dell’accaduto da amici di Libera che si sono accorti e mi hanno riferito l’accaduto. La teca era composta da vetri ben saldati. Sono riusciti a rompere il vetro che copriva la parte superiore forse per rubare gli aerei in miniatura che erano custoditi. Aerei ben incollati e che non sono, probabilmente, riusciti a staccare. Un’attività tutt’altro che agevole e che hanno eseguito con delle pietre, poi lasciate sul posto. Un’attività che deve avere richiesto tempo e generato rumore. Com’è possibile che nessuno abbia visto o sentito? Sono profondamente indignato e amareggiato e vorrei che fosse fatta luce sull’accaduto e su come sia stato possibile agire indisturbati proprio in quella zona così presidiata», incalza ancora papà Pietro.
Le Frecce Tricolori per Gianluca
Gianluca sognava di fare il pilota. Un sogno divenuto segno e memoria, grazie all’iniziativa del coordinamento reggino di Libera. Nel 2015, nel trentennale della morte del piccolo Gianluca, Libera e il gruppo Libera Memoria, all’epoca coordinato da Rosa Quattrone, anche lei familiare di vittima innocente di mafia poiché figlia di Demetrio Quattrone l’ingegnere ucciso a Reggio nel settembre del 1991, con il medico Nicola Soverino, dedicarono a Gianluca un’iniziativa nell’ambito della campagna “Il ricordo lascia il segno”.
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