Ancora un episodio sconcertante nella serata di ieri sul lungomare di Reggio Calabria. In particolare nella via Marina bassa si è registrata, per l’ennesima volta, una violenta rissa tra due gruppi di giovani che, come ogni sera popolano i lidi e i chioschi. La lite è avvenuta all’esterno delle strutture ricettive e ha visto coinvolti una decina di ragazzi.

La rissa sul Lungomare

I testimoni raccontano una violenza inaudita, botte da orbi anche su ragazzi finiti a terra. Vane sono state le richieste delle poche ragazze presenti di porre fine alla colluttazione. Le ragioni dello scontro sono ancora incerte, quello che invece è sempre più evidente è il disagio che i giovani vivono e manifestano con questi episodi di violenza. Le forze di polizia sono al lavoro per ricostruire quanto avvenuto ma ciò che emerge con chiarezza è il quadro negativo di una città che, ancora una volta, viene mortificata e costretta ad assistere a scene di questo genere in un sabato sera di metà luglio. Se questo è il biglietto da visita che i cittadini intendono dare a chi viene qui a trascorrere le vacanze, siamo veramente lontani dalla maturità necessaria per poter ambire ad avere un centro turistico.

 

Ma non solo, il problema sorge anche guardando alla vivibilità della città da parte dei reggini stessi che, di fronte a scene del genere, non possono che provare insicurezza e timore che anche una semplice passeggiata possa trasformarsi in un incubo, vedendosi catapulti loro malgrado in una situazioni violente.

Visti i maggiori controlli predisposti, anche in virtù delle restrizioni legate al Covid 19, è auspicabile che i responsabili vengano individuati e accertate le loro responsabilità. Resta l’amaro in bocca nel dover raccontare dell’ennesimo gesto che non fa bene a Reggio Calabria che ancora sta lottando per veicolare fuori un’immagine positiva.

Marziale: «Violenza come status symbol»

Su quanto successo, il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei minori ha commentato: «L’indegna gazzarra scatenatasi tra giovanissimi sul lungomare di Reggio Calabria non ha niente di “reggino”  nè di “calabrese", ma sa tanto di globalizzazione».

 

E ancora: «La violenza, ancor più se di gruppo, come risoluzione a finanche scaramucce di poco rilievo, è una sorta di status symbol dei tempi correnti, alimentato da un sistema mediale filmico e ludico, come i videogiochi, laddove vince il più violento. Una tendenza - continua il sociologo - eradicata ormai in ogni angolo del mondo e che non riguarda soltanto i minorenni».

 


Per il presidente dell’Osservatorio: «La crisi che pervade le istituzioni politiche, giudiziarie, religiose ha creato una vera e propria anomia fra la gente, adolescenti compresi, per cui il “fai da te” a caratterizzazione violenta, è visto come dimostrazione della ragione. Mettiamoci, poi, il sempre più diradato controllo genitoriale e la “bomba” è innescata». Marziale parla della necessità di un patto di intesa tra istituzioni educative, scuola e famiglia in primis: «Servono esempi adulti di riferimento ed è assolutamente importante che il sistema di controllo e di repressione mostri di avere muscoli d’acciaio, perché le dimostrazioni di debolezza e i facili perdonismi finiscono inesorabilmente per alimentare questa tendenza, ascrivibile ben oltre la voce “devianza”», conclude.