Il procuratore capo, a margine dell'operazione Take away, rilancia un appello al Governo affinchè vengano mandati più agenti in riva allo Stretto
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«Lo Stato c’è e quest’indagine sottolinea che quando le vittime collaborano, i risultati si ottengono in tempo brevi». Lo ha affermato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri a margine della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’operazione “Take Away” in cui sono finite in manette sette persone, accusate a vario titolo, di sequestro di persona e tentata estorsione reati aggravati dal metodo mafioso. E se gli inquirenti e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura reggina sono riusciti, in meno di due mesi, a chiudere il cerchio è stato grazie anche alle dichiarazioni della vittima e alla denuncia sporta dalla sua compagna che subito dopo il sequestro ha avvisato immediatamente le forze dell’ordine. Tutto infatti, si è svolto sotto i suoi occhi e a quelli dei suoi due figli minori.
Il sequestro di persona
Alla vittima infatti, era stato chiesto il pagamento di 500 euro come estorsione perché non aveva saldato 50 euro al suo dipendente. L’uomo, che gestiva insieme alla compagna una pizzeria, aveva pattuito con Giuseppe Surace, arrestato nel blitz, lo stipendio di 800 euro, ma gliene erano stati aveva dati solo 750. Ed ecco che la sera del trenta dicembre scorso, l’uomo veniva affrontato- secondo la Dda - da Francesco Belfiore, Massimiliano Polimeni e Bruno Scaramozzino che, afferrandolo per le braccia, lo costringevano a salire sull’autovettura di Belfiore. Un sequestro in piena regola. La vittima quindi, è stata condotta a Pellaro, zona alla periferia Sud di Reggio, dove si trovavano gli altri soggetti oggi arrestati, e durante il tragitto lo stesso Belfiore lo avrebbe minacciato di sparargli in testa qualificandosi inoltre, come il "capo di san Cristoforo", zona collinare della città. La donna ha avvisato subito la sala operativa della Questura e gli agenti delle Volanti si sono recati alla pizzeria ed è per questo che il gruppo non è riuscito ad estorcere il denaro alla sua vittima in quanto all’arrivo del locale c’erano i poliziotti ad attenderli. «È bastato poco- ha chiosato Bombardieri- è bastato denunciare l’accaduto e con le indicazioni fornite la polizia ha potuto riscostruire il tutto, svolgendo un’attività investigativa esemplare».
«Servono più uomini»
Subito dopo la denuncia infatti, gli investigatori si sono messi a lavoro intercettando gli indagati e raccogliendo diverse testimonianze. Un lavoro certosino che però, porta il procuratore-nuovamente- a lanciare l’appello al Governo per avere in riva allo Stretto più agenti di polizia. «Ormai è conclamato- ha dichiarato Bombardieri- che la ‘ndrangheta è l’ “emergenza” criminale numero uno al mondo e allora abbiamo bisogno di altri uomini affinché si possa fornire risposte adeguate ai cittadini. Servono più uomini a Reggio Calabria- ha concluso- e occorre quindi il potenziamento degli apparati investigativi per dare seguito agli impegni assicurati».
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