Pedinato dai finanzieri in borghese che seguivano le sue mosse, Giuseppe Galati, l'ex parlamentare finito agli arresti domiciliari nell'ambito dell'operazione "Quinta Bolgia" eseguita dalla Guardia di Finanza su disposizione della Dda di Catanzaro, presentò una denuncia alla magistratura temendo per la sua vita. Il particolare è stato rivelato stamane dal procuratore capo Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti.


Nel corso dell'inchiesta, ha detto Gratteri, «sono stati documentati, tra luglio e settembre 2015, tre incontri tra Galati, Muraca e Putrino, uno all'aeroporto di Lamezia Terme, un secondo nella strada tra Lamezia Terme e Catanzaro e un terzo in un ristorante di Gizzeria. A un certo punto, Galati - ha aggiunto il procuratore di Catanzaro - si accorge di essere pedinato e fa una denuncia a Roma dicendo di temere per la sua vita: la Procura di Roma, per competenza territoriale, trasmette la denuncia alla Procura di Lamezia, che apre un fascicolo. Si scopre così - ha concluso Gratteri - che a fare gli accertamenti su Galati era la Guardia di Finanza».

 

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