Il ricordo più bello che Martino Ceravolo ha di papa Francesco è legato alla semplicità del pontefice e alla rottura di ogni protocollo azzimato al quale il padre di Filippo Ceravolo, vittima innocente di mafia a soli 19 anni, ha assisto il 21 marzo 2014 nel corso di una veglia nella parrocchia di San Gregorio VII a Roma.
«È stato un papa vicino agli ultimi», racconta Ceravolo a LaC News24 ripensando al gesto del pontefice che ha fatto spostare le autorità che erano sedute in prima fila per far cedere il posto ai familiari delle vittime. Non solo, al termine della veglia hanno cercato di indirizzare il papa verso la sagrestia, dove avrebbe dovuto intrattenersi con le autorità. Accortosi della cosa Francesco si è smarcato e è andato a salutare i familiari in quello che era il loro giorno commemorativo, come possiamo vedere dalla foto dell’Osservatore Romano. Il pontefice si è fermato per qualche minuto davanti a Martino Ceravolo e lo ha ascoltato «mentre raccontavo la storia di mio figlio, ucciso nella faida delle Preserre». Al termine del racconto il papa «ha benedetto la foto di Filippo», dice Martino che ancora conserva nel cuore la vicinanza del pontefice deceduto lo scorso lunedì.

«Mi sento deluso»

Un gesto di solidarietà prezioso per un uomo consumato da 13 anni di dolore e di sete di giustizia mai placata. Un uomo che si sente abbandonato. «Mi sento deluso», dice e spiega di aver deciso, per il prossimo quattro maggio, data del compleanno di Filippo, di festeggiare l’evento in forma privata, senza alcuna autorità. «Taglieremo la torta al cimitero. Passerelle non ne voglio più», racconta questo padre smagrito che da anni regge il peso anche delle «cadute» dei propri familiari. «Adesso, però – dice – sto cadendo io…». A sostenerlo nei momenti più difficili l’avvocato Michele Gigliotti che ha inoltrato istanza al procuratore della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, affinché incontri Martino Ceravolo.

Le polemiche e la versione del sindaco

Più volte, nel corso di questi ultimi anni, è stata segnalata l’assenza della popolazione di Soriano Calabro nel corso delle manifestazioni per ricordare Filippo. E hanno suscitato le proteste di diversi spettatori del format di LaC “Agnelli tra lupi” le parole del sindaco di Soriano, Antonio De Nardo: «Lo ribadisco e lo grido con forza: Soriano non è un paese criminale. Soriano è un paese fatto di gente onesta e di gente per bene».
Il primo cittadino si smarca da quelle affermazioni, dice che sì la criminalità esiste a Soriano ma «non può essere definito un paese prettamente mafioso».

Ma come si pone Soriano in merito all’omicidio di un innocente come Filippo Ceravolo? Vicenda che non è stata ancora risolta?
«Eh guardi – dice – purtroppo siamo tutti quanti dispiaciuti e da tantissimo tempo la nostra comunità ha espresso piena solidarietà e ha fatto sempre capire che siamo vicini alla famiglia e che anche noi attendiamo con molta ansia una risposta da parte dello Stato».
De Nardo, sindaco da un anno, dice di aver voluto dare un’impronta nuova «basata sulla solidarietà e sulla legalità» e ribadisce che a Soriano «esiste la criminalità, è inutile negarlo, ma il 99,9% della popolazione sorianese ha sempre lavorato e si è sempre contraddistinta per correttezza, giustizia e legalità».

Quale «rivoluzione»?

Parla di «rivoluzione» il sindaco, di incontri mensili con gli studenti delle scuole «per cercare di sensibilizzare alla legalità».
Eppure da diversi anni il paese alle manifestazioni sulla morte di questo ragazzo innocente non partecipa.
«All’ultimo evento ero presente insieme a tutti i miei consiglieri. Purtroppo abbiamo percepito che non è stata molto partecipata», dice riferendosi alla manifestazione nel corso della quale sono stati premiati il Questore, il prefetto e il procuratore di Vibo e il giornalista Rai Riccardo Giacoia. Giustifica però l’assenza con il fatto che la manifestazione si è tenuta durante «un giorno feriale». Gli ricordiamo che sono anni che la popolazione è assente. «Ma secondo il mio punto di vista – rimarca il sindaco – non partecipano, non perché non vogliono partecipare ma perché magari si sentono sfiduciati, perché è da tantissimo tempo, perché ancora manca una risposta da parte dello Stato. Ma non è che Soriano si è arresa, è sfiduciata, non ha avuto gli stimoli giusti», ed è convinto che nei primi dieci anni il paese «abbia dato una risposta forte».
Eppure, non si stava parlando di una «rivoluzione» in atto?

Martino Ceravolo: «Devono prendersi le loro responsabilità»

Una visione, questa, che non convince papà Martino: «devono fare anche loro la loro parte e prendersi le loro responsabilità. Non hanno fatto niente per mio figlio».
Al contrario, ci racconta, il Comune di Dasà, con una delibera della giunta comunale ha intitolato il campetto di calcetto dell’edificio scolastico a Filippo. Un piccolo gesto molto apprezzato da Martino Ceravolo. Perché a volte basta poco per non far sentire sola una famiglia.