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A quasi tre mesi di distanza, le cause del tragico rogo divampato lungo Corso Telesio, rimangono avvolte nel mistero. Quel palazzo annerito affacciato sulla Cattedrale, si presenta come una ferita ancora aperta, una testimonianza di quel pomeriggio di metà agosto in cui Antonio Noce, Serafina Speranza e Roberto Golia, persero la vita tra le fiamme, davanti agli occhi atterriti di decine di persone.
Tutti i residui passati al setaccio
Ora che i locali sono stati dissequestrati, i vigili del fuoco stanno procedendo a liberarli dai detriti, con l’ausilio del personale di Calabra Maceri. L’area è ancora interdetta ed i solai sono pericolanti. Per questo l’attività viene svolta con estrema cautela. Anche perché tutti i resti, prima di finire nei due cassoni appositamente allestiti nello spazio circostante, vengono attentamente scandagliati, alla ricerca di indizi utili a ricostruire gli eventi del 18 agosto scorso. Le indagini sono condotte dal pm Emanuela Greco sotto la supervisione del procuratore capo Mario Spagnuolo.
Il rogo si sarebbe sviluppato nell'androne di ingresso
Nulla trapela in merito all’esito dei sopralluoghi effettuati, anche con cani addestrati, sulla esistenza di un eventuale innesco. Per la verità ancora non è chiaro neppure se si sia trattato di incendio doloso. L’unica verità filtrata riguarda l’origine fisica delle fiamme: si sarebbero sviluppate nell'androne dell'ingresso dove, secondo quanto testimoniato dagli abitanti del quartiere, erano stipati decine di sacchetti di plastica colmi di spazzatura. Intanto sia la casa editrice ubicata nel palazzo danneggiato, sia la bottega di articoli religiosi, sono in attesa di poter nuovamente usufruire dei locali, dissequestrati ma inaccessibili perché a rischio di crollo. Con la beffa di dover continuare a pagare l’Enel per una fornitura elettrica che ormai non esiste più.