Nella sala della caserma dei carabinieri di San Luca è stata issata sul muro la vecchia targa topografica con il nome del paese della Locride sforacchiato dalle pallottole, segno di un passato che purtroppo non è ancora storia
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In un tempo non molto lontano era inutile cambiarla. Nel giro di una notte tornava ad essere segnata dalle pallottole, sfregio a perenne memoria che qui comandava incontrastata la ‘ndrangheta. Era un bersaglio utile a esercitare la mira, un messaggio inquietante per i militari che sostavano con il mitra spianato lì, poco dopo la curva del campo sportivo. Spesso ancora compare in molti servizi tv che raccontano gli anni bui della faida e dei sequestri di persona.
Adesso a San Luca, la storica insegna di benvenuto sforacchiata dai proiettili è appesa nella sala grande della caserma dei carabinieri, utilizzata dall’Arma per le foto ufficiali con gli ospiti della stazione in una specie di mix zone. Un simbolo forte di reazione dello Stato da ostentare, un pezzo di archeologia criminale che rapisce lo sguardo di chi entra in quella stanza. Una volta applicata la nuova segnaletica stradale, finalmente intatta, la vecchia targa topografica è stata issata sulla parete, con i segni arrugginiti di un passato che purtroppo non è ancora storia. La ‘ndrangheta non è stata sconfitta, ma almeno l’arroganza di sparare sul nome di San Luca non è più all’ordine del giorno.
Ieri a posare con le forze dell’ordine anche il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il commissario prefettizio Salvatore Gullì e il vescovo della diocesi di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva. Un segno dei tempi che cambiano, come i cartelli stradali, anche nel cuore della Locride.
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