Riceviamo e pubblichiamo

Egregio Direttore,

scorrendo la Sua testata giornalistica online ho avuto modo di leggere l’articolo curato dal dott. Giuseppe Baviglio, dal titolo "Direttori di Struttura complessa al Pugliese, i “mille problemi” per il commissario Procopio".
Il contenuto dell’articolo si riferisce alla richiesta di rinvio a giudizio (affetta di per sé da più di un’imprecisione) e, dunque, alla formulazione di un’ipotesi accusatoria ancora da sottoporre a verifica nel contraddittorio delle parti.

Sebbene la sede opportuna per fare chiarezza e dimostrare le ragioni e la correttezza dell’operato della scrivente e dei Colleghi è -e sarà- quella giurisdizionale, sento il dovere di rappresentare ai Suoi lettori alcune circostanze, tanto in merito al procedimento pendente davanti al gup catanzarese, quanto in merito alla professionalità dei sanitari menzionati nell’articolo. E ciò non già perché ispirata da una logica autoreferenziale (chi scrive, al pari dei Colleghi coinvolti, sa di avere agito nel rispetto dei canoni deontologici ed è certa che il processo, coi sui tempi, farà luce sulla vicenda), bensì per offrire ai lettori anche il punto di vista dei medici accusati, così da evitare che la diffusione della (sola) versione d’accusa possa alimentare in chi non conosce la realtà dei fatti il sospetto, la diffidenza o, peggio ancora, sentimenti di astio nei confronti del personale medico.

Entrando subito nel merito della questione, mi permetta di offrirLe due dati oggettivi che, sono certa, saprà apprezzare per la loro rilevanza.

Il primo: nessun paziente (dei 177 indicati nel libello accusatorio) è stato indicato quale persona offesa da parte dello stesso organo inquirente, né alcuno – nonostante la vasta eco mediatica – si è considerato offeso o danneggiato dal nostro lavoro, tant’è vero che nessuno si è costituito parte civile nel processo penale (converrà che il dato è tutt’altro che neutro). Al contrario, Le assicuro che tutti i nostri pazienti –sempre assistiti con accortezza e professionalità –, sgomenti di fronte alle incredibili accuse, si sono stretti intorno a noi medici esprimendoci vicinanza e solidarietà.

Il secondo: l’indagine e l’odierno processo non traggono origine (come accade in simili casi) da denunce di pazienti o da segnalazioni da parte della Corte dei Conti (a fronte del presunto grave danno erariale); al contrario, la vicenda (invero kafkiana) nasce dalla denuncia di un medico ginecologo, notoriamente mosso da motivi di astio e risentimento nei confronti del Prof. Zullo, a motivo di mancati riconoscimenti allo stesso (a suo dire) spettanti. Da qui, l’insoddisfazione e la successiva denuncia, contro il Professore e contro l'intero Reparto di Ostetricia e Ginecologia del Pugliese. Comprenderà che, quando a ispirare una denuncia c’è alla base della forte animosità per ragioni personali, occorre aumentare la dose di prudenza nel giudicare chi è accusato. Ed è per questo che è necessario che la Magistratura faccia il proprio corso e accerti dove sussistano realmente le relative, gravi, responsabilità. Non devo essere di certo io a ricordare che, nel nostro ordinamento esiste anche il delitto di calunnia.


Prima di concludere, mi permetta di segnalare ai lettori (anche) gli importanti risultati raggiunti dal reparto di Ginecologia del nostro Ospedale, oggetto di tanto “scalpore” mediatico, davvero immeritato.

La Ginecologia del Pugliese è infatti la prima, in Calabria, per la cura delle donne affette da tumore, come certificato dalla AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) nei suoi rapporti annuali. In particolare, il nostro reparto è in cima per la cura dei tumori dell’utero, la neoplasia più frequente nel sesso femminile, seguita dal polo di Cosenza. Questo grazie proprio alla professionalità del Prof. Fulvio Zullo, che da 25 anni si occupa di Oncologia in questa Regione, formando generazioni di chirurghi (come ad esempio il dott. Morelli, stimatissimo Primario a Cosenza) che, oggi, operano con professionalità e dedizione nelle varie sedi e che, insieme ai Colleghi ingiustamente denunciati, hanno curato migliaia di donne che altrimenti sarebbero state costrette a emigrare fuori regione o a ricorrere alle cure private.

La Ginecologia del Pugliese è il primo e migliore esempio di integrazione Azienda-Università, da anni ormai, e proprio grazie a questa perfetta sintonia tra le parti garantisce la formazione di nuovi Medici, con la sua Scuola di Specializzazione in Ginecologia, ma anche di nuovi infermieri, che sono le figure sanitarie che cureranno la popolazione domani. Anche grazie al clima di collaborazione tra i colleghi dei due reparti, la ginecologia del Pugliese è la prima della Regione anche per il trattamento di patologie benigne con modalità mininvasiva. Assiste 2200 donne ogni anno al parto con un tasso di tagli cesarei in continua riduzione e con una percentuale di complicanze degna di una sede d’eccellenza. E ciò è regolarmente attestato dai dati ufficiali, dai report, dalle statistiche di conversione, dai dati di migrazione.

La ginecologia del Pugliese è la stessa che, dopo 10 anni di faticosissime battaglie, nel luglio 2019, ha finalmente aperto il primo e unico centro pubblico di procreazione assistita della regione, nel quale sono state già accolte oltre 700 coppie e trattate più di 300, nonostante i continui tagli alla spesa, la pandemia da Covid, e la carenza di personale. Capirà da solo che questo Centro, offrendo finalmente la possibilità alle coppie calabresi di essere curate per la loro infertilità gratuitamente in casa propria, ha attirato e attira continuamente le antipatie degli stessi Centri privati limitrofi che fino a 2 anni fa erano l'unica alternativa per le coppie che non volevano spostarsi fuori regione.

Comprendo e rispetto il diritto di cronaca e la libertà di stampa.

Ed è proprio in nome di detto diritto e di detta libertà che, ne sono certa, vorrà dare spazio anche alla mia voce.

La saluto cordialmente

Prof. Roberta Venturella