Non ha retto in giudizio l’accusa di associazione mafiosa nei confronti di Pasquale Zagari, figlio dell’ex mammasantissima di Taurianova, Rocco, giustiziato nel 1991 durante la seconda guerra di mafia. Il tribunale di Palmi, infatti, nel processo seguito all’operazione “spes contra spem” ha assolto l’imputato dal reato associativo, condannandolo contestualmente alla pena di otto anni di reclusione per estorsione.

Già condannato al “fine pena mai” in seguito al processo “Taurus” (pena poi ridotta a 30 anni in seguito a alla concessione dei benefici previsti dalla nota sentenza “Scoppola” della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), Pasquale Zagari era considerato dai giudici dell’antimafia reggina come reggente della cosca Zagari-Viola-Fazzalari. Protagonista della terrificante faida che ha insanguinato le strade di Taurianova tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, Zagari era stato condannato come ideatore ed esecutore materiale di numerosi omicidi maturati nell’ambito della guerra di mafia, compresi quelli del “venerdì nero” in cui rimasero sul selciato quattro vittime, ammazzate a colpi di kalashnikov in pieno centro come ritorsione per l’omicidio del vecchio boss.

Rilasciato per fine pena nel 2015 “Zagari – fanno sapere gli avvocati Antonino Napoli, Nazzareno Macheda e Maria Teresa Pintus – intraprendeva un percorso di inclusione sociale, rendendosi altresì relatore in numerosi convegni presso Scuole ed Istituti Penitenziari, sia a Padova e Como, ed in seguito anche a Taurianova”. Un percorso di risalita che lo stesso Zagari aveva più volte rivendicato pubblicamente. Poi, nel 2021, un nuovo arresto con l’accusa di estorsione che porta i giudici dell’antimafia dello Stretto a ipotizzare per lo stesso Zagari, l’accusa di essere il reggente della potente cosca di ‘ndrangheta attiva nel territorio della Piana di Gioia Tauro e nel nord Italia.

Secondo i pm, l’imputato, una volta scontata la pena per omicidio ed uscito dal carcere, avrebbe ripreso in mano le redini del clan utilizzando le nuove leve della famiglia per ripristinare affari e prestigio della ‘ndrina. Sarebbe stato lui infatti, sosteneva l’accusa, il perno della nuova associazione mafiosa individuata nell’indagine “spes contra spem” che, nel 2021 aveva portato in carcere altre 10 persone.

Ieri infine, il tribunale di Palmi, ha escluso l’ipotesi di associazione mafiosa per l’imputato – i pm avevano avanzato la richiesta di 30 anni di reclusione – condannandolo a otto anni per un’estorsione compiuta ai danni di un imprenditore di Taurianova. “Il presente di Zagari – scrivono gli avvocati difensori di Zagari – non può essere figlio del suo passato remoto perché tra il suo presente ed il suo passato remoto esiste un passato prossimo in cui, mettendo in pericolo la sua incolumità, ha avuto una condotta del tutto incompatibile con l’essere un affiliato”.